di Giuseppe Gaetano, editor in chief
“Ribadisco l’urgenza di creare i presupposti, anche in Italia, affinché tutte le famiglie si assicurino contro le calamità naturali“.
Così il presidente Consap, Sestino Giacomoni, a margine della recente assemblea ANIA 2025 a Roma. Che gli italiani sottoscrivano “spontaneamente la polizza anziché vederla come una tassa” sarà molto difficile, ma nel frattempo le compagnie potrebbero contribuire a sfatare certi pregiudizi “proponendo ai cittadini prodotti e modalità sostenibili” e facendo sì che, in caso di evento avverso, “i tempi de risarcimenti siano certi e brevi“: è questo l’aspetto fondamentale, che fa la differenza rispetto agli incerti ristori pubblici (che, peraltro, lo Stato non è neanche tenuto ad erogare).
Non è la prima volta che Giacomoni sollecita per le case dei privati una partnership pubblico-privata analoga a quella in corso per le imprese, “che alleggerisca il carico finanziario e operativo sul sistema pubblico e per la quale sarà decisivo l’apporto di Consap”.
Peccato che tra le spese colpite dai tetti alle detrazioni erariali siano finite pure le polizze casa cat nat (ferme al 19% del premio), che si ambiva a rendere obbligatorie entro fine legislatura. Già a fine 2024 l’ex presidente ANIA, Maria Bianca Farina, aveva evidenziato alla Camera le contraddizioni dell’esecutivo tra prese di posizione politiche e provvedimenti economici, criticando il “giro di vite a carico di incentivi fiscali, già modesti, tradizionalmente previsti in favore di coperture connotate da finalità previdenziali e assistenziali”; rimarcando, proprio riguardo i danni catastrofali, “l’esistenza di un superiore interesse alla preservazione del patrimonio abitativo, sempre più esposto a fenomeni climatici estremi”.
Viste le ire già sollevate dall’obbligo assicurativo in tante aziende, che vivono la polizza appunto come una tassa, è molto probabile che il progetto di estendere la legge alle case dei cittadini – peraltro assai complesso da mettere a terra dal punto di vista tecnico – sarà opportunisticamente rinviato a dopo le elezioni di fine mandato, quindi non prima del 2027.
Non dimentichiamo che ad oggi, secondo i dati Ispra, quasi il 94% dei nostri comuni è esposto a varie minacce idrogeologiche tra frane, alluvioni ed erosione costiera; mentre, stando ai numeri ANIA, il 40% delle abitazioni civili è a rischio sismico medio/elevato. Nel complesso oltre l’80% delle proprietà immobiliari è vulnerabile a un qualche pericolo derivante dalla natura e, soprattutto, dalla colpevole assenza di messa in sicurezza e monitoraggio del territorio da parte degli enti locali.
E allora, perché non cominciare intanto a portarsi avanti con una polizza obbligatoria in presenza di un mutuo Consap, magari col premio da includere direttamente nella rata mensile? Accade per l’incendio, che non è imposto per legge: anche terremoti, inondazioni e frane possono ben danneggiare o distruggere l’abitazione che si sta pagando – e ciò che contiene – compromettendo il rimborso del prestito alla banca.
E’ il momento giusto: complice il graduale calo dei tassi di interesse, il giro d’affari dei mutui residenziali ha ritrovato rinnovato vigore e la legge di bilancio 2025 prolunga per la prima volta a 3 anni, fino al 2027, lo stanziamento del Fondo prima casa per finanziamenti fino a 250mila euro, dotandolo di 130 milioni quest’anno e di 270 per ciascuno dei prossimi due (sebbene con garanzia ridotta al 50%). Una continuità agevolativa da sfruttare, per introdurre la misura. Tra l’altro, il pubblico interessato sarebbe proprio quello in teoria meno abbiente, e dunque più difficile da avvicinare: under 36 con Isee fino a 40mila euro, famiglie con 3 o più figli (per cui la garanzia può arrivare fino al 90%), nuclei monogenitoriali con minori conviventi, giovani coppie.
Una polizza cat nat standard, che scatti in maniera automatica all’accensione di un mutuo garantito, rappresenterebbe anche l’occasione per calmierare i prezzi e uniformare le troppe estensioni assicurative che rendono spesso impenetrabili tali prodotti
Non è sempre facile per gli utenti districarsi tra massimali, franchigie, esclusioni e clausole contrattuali. E’ bene chiarire, ad esempio, che non basta un acquazzone per risarcire le perdite di un allagamento: è necessario che l’evento sia caratterizzato da una violenza tale che ne resti traccia riscontrabile su una pluralità di danneggiati, affinché siano definibile come catastrofico e dunque indennizzabile. Attualmente sul mercato esistono sia prodotti specifici che singole coperture addizionali, vendute in abbinamento alle polizze casa base, dunque associabili al prodotto principale con un minimo costo aggiuntivo.
In Italia il range dei premi varia molto dipendendo da un’infinità di variabili, geografiche e strutturali: dalla fragilità del luogo in cui l’immobile è fisicamente ubicato alla sua tipologia e dimensione, dalla manutenzione a cui è sottoposto dai proprietari fino al valore dei beni custoditi tra le mura domestiche.
In base a un recente studio condotto per IVASS da Riccardo Cesari e Leandro D’Aurizio – condotto su modelli statistici alternativi rispetto a quelli tradizionali adottati dall’Ingv – solo per il terremoto, una polizza assicurativa su tutto il parco immobiliare del Paese richiederebbe un premio leggermente superiore a 100 euro per un’unità abitativa media. Questo, se ce l’avessero tutti. Per proteggersi da ogni genere di fenomeno naturale avverso, altre ricerche stimano ad oggi un costo da 300 a quasi 700 euro l’anno, a seconda dell’area geografica e della compagnia.
“Sarebbe un bel gesto se fosse la banca stessa nel momento in cui concede il mutuo a farsi carico del premio” ha sussurrato l’anno scorso sempre Giacomoni, augurandosi così una progressiva e contemporanea diffusione sia della mutualità che di quella cultura assicurativa che sola può spingere il cliente a tutelare se stesso e la collettività da eventi estremi: istituzioni nazionali e sovranazionali tentano disperatamente di arginarli, promuovendo un’eco-transizione che però è molto costosa e ha tempi più lunghi del climate change.
In realtà ci sarebbe un altro decreto attuativo Mef/Mimit, contenente già un obbligo di copertura catastrofale per le case, sancito dal governo sempre a fine 2023 – insieme alla legge sull’assicurazione delle aziende – e che però aspetta a tutt’oggi di essere emanato: è quello riguardante i territori colpiti da sismi a partire dall’aprile 2009. Costituirebbe anch’esso un altro importante passo avanti, forse il più importante verso l’inizio della collettivizzazione del pericolo; purtroppo la discussione politica sul provvedimento è sparita dai radar.
Al momento “prevenire è meglio che curare” resta solo un bello slogan pubblicitario, ma da qualche parte bisogna pur cominciare: è ora di iniziare a gettare le fondamenta di quello che, superate le opposizioni, potrà diventare il prossimo storico dispositivo sulla protection del nostro patrimonio residenziale. Se ne parlerà probabilmente l’8 ottobre a Milano, al ReInsurance Day 2025 di EMFgroup: l’unico evento italiano dedicato al rinnovo dei trattati di riassicurazione, giunto quest’anno alla 5° edizione.
Virginia Borla: “A noi Assicuratori il dovere di fare Prevenzione e anticipare i Bisogni”