11 Luglio 2025

Mutui Green divisi per Fascia climatica, ci guadagna il Nord

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

L’ultimo report Crif sul credito retail rileva una salita di appena 2 punti percentuale dell’incidenza dei mutui green sul totale dei prestiti erogati alle famiglie per comprare casa (passati dal 12% del 2023 al 14% del 2024) e dei finanziamenti per ristrutturarla energeticamente (dal 17% al 19%).

Da un recente sondaggio BNL Bnp Paribas su 12mila italiani maggiorenni, il 75% sostiene di essersi impegnato a cambiare i propri comportamenti per frenare il climate change (e per tamponare l’impatto dei rincari), riducendo soprattutto i consumi individuali.
Il 78% vuole proteggere dai rischi climatici soprattutto la casa; anche se, notiamo, quasi nessuno la assicura con una polizza o l’avrebbe efficientata – ad esempio con un cappotto termico o infissi anti dispersione – se fino a un paio di anni fa non c’avesse pensato gratuitamente lo Stato. Una percentuale ancora maggiore del campione intervistato è consapevole che la prestazione energetica dell’abitazione ne influenzerà sempre di più il prezzo di una futura vendita o locazione: anche le opere di riqualificazione però – dall’acquisto di elettrodomestici in classe A all’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti – costano care e i proprietari invocano meno complessità burocratiche e più aiuti finanziari da parte del governo per imbarcarsi in un progetto di ecotransizione e rivalutazione dell’immobile, con lunghi tempi di ritorno degli investimenti.

Stando a una recente report del PoliMi, i target Ue della direttiva Case Green sono irraggiungibili senza una spesa di 300 miliardi di euro al 2030 e tra i principali ostacoli – oltre all’incertezza normativa e alla carenza di competenze tecniche tra gli operatori – c’è proprio la difficoltà di accesso a linee di credito agevolato.
Da troppo tempo a questa parte l’unica mano tesa la stanno porgendo le banche, con la gamma di mutui green scontati di qualche decina di punti base, soprattutto se a tasso fisso.

Secondo MutuiSupermarket alcuni istituti di credito come Banco BPM e Credem starebbero pensando di seguire la strategia, inaugurata da Intesa Sanpaolo a fine 2024, di differenziare l’offerta – tra le differenti tassonomie europee riferimento – anche in base alla particolare fascia climatica del comune in cui si trova la casa da comprare o ristrutturare, riportata nell’Ape, che influenza lo specifico fabbisogno di energia degli stabili siti in quell’area: in Italia ce ne sono 6, dalla A che abbraccia le regioni più calde alla F che interessa quelle più fredde. Non è detto che i territori con le temperature attualmente più rigide restino sempre quelli con i consumi maggiori – come rileva lo studio – visti i picchi che sono in grado di far toccare condizionatori e aeratori nelle zone del Paese dove le temperature estive superano ormai tranquillamente i 40 gradi.
Al momento, l’incremento di valore dell’abitazione efficientata è maggiore nelle zone più fredde, dunque tendenzialmente a Settentrione.

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