Le frodi creditizie basate sul furto di identità continuano a rappresentare una minaccia in evoluzione, specie nei business prosperi e in crescita come il credito al consumo.
In Italia Crif ne ha registrati quasi 31mila nel 2024, con un importo medio di oltre 4.800 euro (+3,2% a/a) per un valore stabile a circa 150 milioni, nonostante il calo del numero assoluto di casi (-4,6%): la conferma di un trend verso danni economici più rilevanti, trasversale alle tipologie di finanziamento. In particolare, raddoppiano quelli tra i 3mila e 5mila euro, il 15,2% del totale.
Specularmente all’attuale andamento del mercato, il prestito finalizzato resta la forma di finanziamento più colpita l’anno scorso ma la sua incidenza continua a ridursi (34,4% dei casi, -23,8% a/a) a favore del prestito personale (+65,9%), giunto a più di un quarto delle segnalazioni complessive.
Prestiti personali e buy now pay later stanno trainando infatti il giro d’affari anche nel 2025 (assieme ai mutui ipotecari, su cui è evidentemente più difficile attuare una frode), e infatti – secondo il report diffuso oggi – sono in grande crescita anche le truffe legate alle formule Bnpl, pur restando residuali (5,7%). Sarà anche per questo che, nonostante il progresso, il credito cosiddetto “fully digital” resta su livelli ancora contenuti.
Di sicuro il cyber crimine affina le tecniche, sfruttando tecnologie avanzate esattamente come banche e intermediari: “Intelligenza Artificiale e big data analytics, guidate da competenze specializzate, migliorano la capacità predittiva degli strumenti antifrode – afferma Simone Capecchi, executive director Crif – garantendo una customer experience in linea con le best practice di digital onboarding e lending“.
Non solo famiglie nel mirino degli hacker ma – aggiungiamo – pure le imprese, secondo il Cyber Index di Generali, che certo non possono contare sulle stesse risorse dei loro partner bancari per i necessari investimenti in IT.
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