Il Consiglio di Stato ha annullato la multa da 4,7 milioni di euro inflitta nel dicembre 2019 dall’Antitrust a Compass Banca, per pratiche commerciali scorrette.
Il provvedimento arriva alla fine di un iter istruttorio iniziato a settembre 2018, quando l’Autorità avviò un procedimento per accertare l’esistenza di una presunta pratica commerciale aggressiva: l’aver prospettato a potenziali clienti, intenzionati a richiedere prestiti, la possibilità di accedervi solo sottoscrivendo polizze assicurative che nulla avevano a che vedere con il finanziamento (dunque attuando di fatto un abbinamento forzoso tra le due tipologie di prodotto).
L’Antitrust aveva anche rigettato la proposta d’impegni assunta qualche mese dopo da Compass, per rendere ancor più chiara al consumatore la facoltatività e non obbligatorietà delle polizze “allegate”.
Respinto il successivo ricorso al Tar, contro la sanzione pecuniaria inflitta, ne è scaturita la proposizione dell’appello al Consiglio di Stato; che, a sua volta, ha deciso di sollevare questione di pregiudizialità alla Corte di Giustizia Ue: questa ha stabilito che “la pratica commerciale consistente nel proporre simultaneamente al consumatore un’offerta di finanziamento personale e un’offerta di un prodotto assicurativo non collegato a tale prestito non costituisce una pratica commerciale in ogni caso aggressiva, né considerata in ogni caso sleale“.
“Deve concludersi che il provvedimento non giustifichi il motivo per cui la pratica posta in essere dall’appellante possa essere qualificata aggressiva– si legge quindi nella sentenza di accoglimento dell’atto emessa dal Consiglio – e non emergono neppure elementi per poter considerare la pratica come ingannevole (… ) dovendosi pertanto dubitare, quantomeno dal punto di vista formale e documentale, che vi sia stata un’informazione parziale e/o distorta“.