4 Settembre 2023

Prestiti alle Imprese, 38 Miliardi di NPL: prove di “Alleanza Territoriale” Credito-Aziende in corso

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Ammontano a quasi 38 miliardi di euro i prestiti bancari non rimborsati dalle imprese italiane di cui: 14,4 sofferenze; 21,8 inadempienze probabili; 1,2 rate scadute.

Nel report sugli Npl delle aziende diffuso oggi da Unimpresa su dati Bankitalia, spiccano i 9 mld di arretrati della Lombardia (il 24,5% del totale) che distanziano i 5,5 del Lazio, secondo in classifica (ultima la Calabria con 500 milioni). Va ricordato che le percentuali risentono, ovviamente, della quantità di masse movimentate ma si tratta comunque di volumi da monitorare attentamente: intanto perché “la liquidità concessa a tassi variabili è soggetta ad aumenti delle rate” che significano “nel tempo, maggiori difficoltà nell’onorare le scadenze sui rimborsi” spiega il vicepresidente della confederazione, Giuseppe Spadafora; e poi perché “i tassi in crescita sui nuovi prestiti” stanno continuando a rendere sempre più “sfavorevoli le condizioni di accesso al credito: un mix pericolosissimo per l’economia italiana, che mi pare fortemente sottovalutato” in questa fase cruciale di transizione energetica e digitale. E pensare che finora il crollo del credito, alle imprese come al consumo, è stato tamponato da risparmi e risorse custodite nei depositi: finora i liquidi accumulati hanno rimborsato anticipatamente alcuni finanziamenti e frenato le nuove richieste; ma hanno anche consentito a tanti imprenditori di non rinviare del tutto gli investimenti, come a tante famiglie di non rinunciare all’acquisto di beni (contribuendo così entrambi a mantenere elevata la qualità del credito in pancia agli istituti). Per quanto tempo ancora ci riusciranno?

Il recente Focus sul credito di PLTV si è concentrato principalmente sui territori del Sud ma ci sono regioni del Nord, come ad esempio Piemonte e Liguria, dove secondo il report sulle economie regionali di Via Nazionale i prestiti alle società non finanziarie hanno invertito trend diminuendo in 12 mesi, tra 2022 e marzo 2023, rispettivamente del 9,4 e del 7,4%. Sarà prematuro parlare di credit crunch, ma è indubbio che le pmi in perdita crescano e gli investimenti rallentino. “Il sostegno del sistema bancario e assicurativo alle aziende deve evolvere verso un’attività di consulenza su operazioni di finanza strutturata: dall’emissione di bond alla strutturazione di basket bonds, da operazioni di M&A fino all’accompagnamento alla quotazione sui mercati regolamentati: attività che offrono spazi di crescita paralleli alle forme tradizionali di erogazione di credito” dice al Sole24Ore Erika Azzoaglio, presidente del Cda dell’omonimo Banco e responsabile di uno speciale gruppo merceologico (che raccoglie decine di banche, advisor, imprese assicuratrici e broker, SIM, SGR e società finanziarie) sorto in seno all’Unione Industriali di Torino con l’obiettivo di rinsaldare l’alleanza tra mondo creditizio e produttivo locale, anche in un’ottica di filiera.

Non mancano in questo periodo idee e iniziative lanciate da diversi attori per risollevare la situazione: tutte senz’altro lodevoli e proficue ma, certo, il grosso della partita resta in mano alle scelte della Bce. È probabile che il 14 settembre proceda alla decima stretta monetaria consecutiva da luglio 2022, incrementando di altri 25 punti base il costo del denaro visto che “i passati incrementi dei tassi di interesse continuano a trasmettersi con vigore – ha rilevato Francoforte con ottimismo nel precedente bollettino -, le condizioni di finanziamento si sono inasprite nuovamente e frenano in misura crescente la domanda“. Una dinamica ottenuta in meno di un anno ma che, al momento, si sta trasmettendo abbastanza lentamente sull’indice dell’inflazione: “la più ingiusta delle tasse” l’ha definita, al Forum Ambrosetti, il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros Pietro. Ad agosto quella italiana ha rallentato al 5,5%, restando appena sopra la media Ue del 5,3. Percentuali distanti dai picchi 2022, ma comunque ancora troppo alti dal 2% a cui mira l’Eurotower: il vicepresidente Luis De Guindos ha promesso venerdì scorso che “sui tassi siamo al rettilineo finale” ma nella prossima riunione “la decisione è ancora aperta, vedremo i dati“. Possibile, dunque, che nel lungo termine si vada verso una progressiva stabilizzazione del trend.

Intanto però – commentando le ultime cifre negative dei prestiti alle piccole e micro imprese, reputate strutturalmente più rischiose dalle regole europee e da un sistema di valutazione “tramite scoring automatici sulla scorta di database” – Confcommercio se la prende con le scelte allocative del comparto bancario, effettuate appunto “attraverso strumenti e logiche di natura per lo più algoritmica, che standardizzano e omologano” anziché cogliere le peculiarità delle differenti aziende; ma attacca pure il governo incapace di escogitare il modo di rendere vantaggioso per le banche finanziare realtà più rischiose “che, a condizioni di mercato, richiederebbero più accantonamenti di quelle sicure“. La soluzione prospettata dall’associazione consiste non tanto nel ridurre il numero delle attuali fasce di rischio, che anzi potrebbe finire per “convogliare ancor di più la garanzia dello Stato verso le imprese con rating migliore“, quanto nel ristabilire un fondo per quelle colpite dal razionamento e rimodulando gli aiuti alle Pmi “razionate ma meritevoli: ciò faciliterebbe l’attrazione di risorse finanziarie di origine diversa, favorendo l’integrazione e la razionalizzazione di canali diversi di accesso al credito“. Sugli Npl delle micro imprese il Mimit promette di convertire presto in legge una proposta della maggioranza di governo che – compatibilmente con le norme Ue – consentirebbe ai debitori, con crediti incagliati sotto il milione di euro, di riacquistarli sottocosto dai fondi d’investimento, facendoli tornare in bonis e dunque rifinanziabili. Tutto fa brodo.

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