26 Luglio 2023

Prestiti alle Imprese ai Minimi Storici, i Lavori in Corso e la Via dei Green Bond

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

È stretta sul credito alle imprese anche nel secondo trimestre del 2023: i criteri di offerta hanno registrato un nuovo irrigidimento, sebbene di entità inferiore rispetto a quelli segnalati ai 3 trimestri precedenti.

Lo scrive Bankitalia nell’Indagine sul credito bancario nell’area dell’euro, sottolineando che il fenomeno “continua a riflettere una maggiore percezione del rischio e una minore tolleranza verso di esso“, oltre al “calo degli investimenti fissi“, che significa minor fabbisogno di finanziamento. Identico quadro è affiorato, sempre ieri, dal bank lending survey di luglio della BCE: domanda o utilizzo di prestiti o linee di credito sono scesi ai minimi storici dall’inizio delle rilevazioni statistiche nel 2003, più di quanto previsto dalle banche europee nel trimestre precedente. Nonostante il “significativo indebolimento” della dinamica registrato a partire da inizio 2022, la percentuale di banche che ha segnalato una stretta a linee guida interne o criteri di approvazione è calata tuttavia dal 27 al 14% su base trimestrale. Secondo gli istituti intervistati il funding è peggiorato nella maggior parte dei segmenti di business e l’inasprimento ha riguardato anche i coefficienti dei crediti deteriorati. Per il terzo trimestre 2023 è previsto un ulteriore, seppur più moderato, calo della domanda e inasprimento dei criteri.

La foto conferma quanto differenti osservatori, da ABI a Crifavevano già documentato in questi mesi circa la crisi del settore corporate, dove il 75% dei prestiti è a tasso variabile; specie alle aziende più piccole e vulnerabili. È emerso anche dai 4 focus di PLTV sul business del credito in SiciliaPugliaCampania Calabria: territori dove la prossimità e la conoscenza delle peculiari dinamiche dei settori trainanti e delle caratteristiche del tessuto produttivo locale fanno ancora la differenza. In Italia il decremento non è uniforme a livello regionale – si va dalla Val d’Aosta (-11,3% i prestiti e -9,5 i depositi nel I trimestre) alla Sardegna (+1,3% e +3,5%) – e questo escluderebbe che la contrazione sia dovuta solo a una ipotetica stretta creditizia da parte del sistema bancario, ma soprattutto alle particolari dinamiche e congiunture territoriali. La situazione sta facendo affiorare l’importanza delle Banche popolari, rurali e di credito cooperativo per raccogliere e rappresentare le necessità delle loro realtà. Ben vengano quindi le varie iniziative di Cdp: il miliardo di euro concesso a Intesa Sanpaolo per favorire il comparto, i 4 miliardi del Fondo 394/81 gestito da Simest per investire nell’export, la sottosezione Confidi del Fondo di Garanzia e, da ultima, quella di fund raising per le Pmi, attivata al rinnovo del protocollo con Anfir per interventi di finanza agevolata: campo in cui proprio il Mezzogiorno ha fatto da ariete per la penisola.

Anche perché nell’ultimo anno la stretta monetaria ha fatto crollare pure le domande delle micro imprese al Fondo di Garanzia, che l’ABI chiede al governo di rilanciare ed estendere a tutto il terzo settore come durante la pandemia. In base ai numeri di Mediocredito centrale, nel primo semestre 2023 le domande approvate ai pur pochi Ets bancabili, iscritti al Registro delle imprese, sono state 213 per volumi di tutto rispetto: 40 milioni di finanziamenti e 29 di importi garantiti. Per il nuovo report semestrale A&M il nostro è tra i pochi Paesi Ue in cui nel 2022 sono aumentate le aziende in difficoltà, passando dal 5,7 al 6,9% per colpa dell’ingente debito contratto durante il lungo periodo di tassi bassi e di prestiti garantiti post-pandemia, che oggi faticano a ripagare: la previsione è di “un cospicuo aumento delle ristrutturazioni operative e finanziarie a partire dall’autunno 2023“. Secondo un altro rapporto, dell’investment bank Jefferies, a fine maggio il credito alle imprese è sceso del 2,3% annuo, piazzando l’Italia ultima tra le grandi economie Ue: nello stesso periodo in Francia e Germania è cresciuto del 7,7% e in Francia del 6,2%.

La media dell’Eurozona è +4%: segno che la stretta monetaria della Bce sicuramente aumenta il costo di vecchi e nuovi debiti, ma comunque non sta danneggiando tutti nello stesso modo e non è la causa di tutti i mali italiani. Per Unimpresa, da febbraio a maggio i finanziamenti alle aziende sono calati di 7 miliardi. Una flessione che neanche il digital lending riesce a risollevare, dunque non è neanche un problema di rapidità e personalizzazione dell’erogazione. Eppure il rapporto BEI 2022-2023 sugli investimenti delle imprese italiane smentisce che le condizioni di accesso al prestito siano peggiorate e non rileva divergenze, anche in termini di costo, rispetto agli altri Paesi europei. Certo la ripresa post Covid è stata affossata da guerra, crisi energetica e brusco rialzo dei tassi di interesse: in questo contesto “il pieno utilizzo delle risorse del Pnrr e dei fondi strutturali rappresenta un volano di crescita fondamentale“, ha ricordato la BEI in occasione della presentazione dell’indagine. Il quadro macro resta incerto: per il 2024 e il 2025 Bankitalia stima una crescita del Pil ancora inferiore rispetto al modesto 1,3% di quest’anno, ma anche un crollo dell’inflazione dall’attuale 6% al 2,3% e al 2% nei prossimi due anni.

C’è meno domanda ma forse anche un po’ meno offerta, specie da parte di alcuni istituti per cui i costi di rimborso dei Tltro e di rifinanziamento potrebbero risultare particolarmente onerosi, e resta elevato lo spread dei tassi di depositi e prestiti: il risultato è che per diversi imprenditori è diventato più economico ricorrere ai liquidi parcheggiati sul conto. È ciò che sta accadendo anche nelle famiglie che devono comprare casa. E come lato real estate si punta sui mutui “green”, così lato aziende sta prendendo ormai sempre più piede nei grandi gruppi bancari la soluzione dei bond e prestiti “green”. Molti investitori devono infatti riservare per statuto una quota di portafoglio a strumenti Esg: obbligazioni “verdi” da destinare a un’infinità di progetti, dalle fonti rinnovabili all’economia circolare, in numerosi comparti, dall’agroalimentare all’edilizia. Nella formula “sustainability-linked” prevedono un tasso scontato sul finanziamento se l’impresa raggiunge obiettivi di sostenibilità, a prescindere dall’utilizzo delle risorse. Le banche sono sottoposte a vigilanza sugli eco-rischi da parte di autorità italiane ed europee e si sono dotate di strutture organizzative di governance esperte nell’integrazione dei rischi Esg e nell’offerta di prodotti trasparenti ai clienti.

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