di Giuseppe Gaetano, editor in chief
La soglia minima irrinunciabile del 35% delle azioni è ormai a portata di mano, ma il balzo a oltre il 50% consegnerebbe a Monte Paschi Siena il controllo di diritto su Mediobanca.
È la strategia sottesa al rilancio cash da 750 milioni di euro, per accelerare le adesioni all’ops iniziata il 14 luglio scorso e in chiusura a Piazza Affari il prossimo 8 settembre 2025 (ma è previsto un periodo di riapertura dei termini di 5 giorni, tra il 16 e il 22 settembre). L’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha rinunciato contestualmente alla soglia del 66,67%, che avrebbe potuto comportare la fusione tra i due gruppi: scenario che resta comunque l’obiettivo ultimo a cui punta.
Il controvalore ‘monetario’ implicito complessivo dell’offerta, calcolato al momento del lancio, sale così a 13,5 miliardi, di cui 12,8 come corrispettivo iniziale in azioni e il resto, appunto, in denaro contante con una componente di 0,9 euro ad azione.
Finora quasi ogni titolo apportato all’offerta è di Delfin e Caltagirone, che proprio ieri ha comunicato di considerare l’operazione “conveniente e corretta”: per raggiungere la maggioranza resta da convincere almeno un altro 20% di investitori, a partire dalle casse previdenziali; tuttavia, anche sotto, il peso sulla governance di piazzetta Cuccia si farebbe comunque sentire e preluderebbe a un futuro graduale aumento delle quote.
Il CdA di MPS conferma nel frattempo gli obiettivi finanziari, volti a mantenere una forte solidità patrimoniale come da semestrale pubblicata ad agosto, e si dice certo che “l’incremento del corrispettivo rappresenti un’ulteriore concreta testimonianza del valore industriale dell’operazione e dell’attenzione dell’offerente nei confronti del mercato, con l’obiettivo di massimizzare le adesioni all’offerta ed accelerare la creazione di valore“, cioè un unico grande polo bancario.
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