1 Ottobre 2024

Sanità pubblica in Sfacelo, ci salverà il Digitale? I “Nodi” da sciogliere a HIS 2024

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

La spesa sanitaria prevista per il 2024 supera i 138 miliardi di euro, +5,8% sul 2023, e nel triennio 2025-2027 il Def prevede che cresca di un ulteriore 2% all’anno.

Secondo Meridiano Sanità la progressiva riduzione della popolazione in età attiva, e del numero di contribuenti a favore dei pensionati, faranno lievitare la cifra a 211 mld nel 2050 – quando il rapporto tra individui “attivi”, cioè in età lavorativa, e “inattivi” sarà di uno a uno – ponendo un chiaro problema di sostenibilità del sistema nazionale, che va finanziato integrandosi con il privato. Per la Corte dei conti la riattivazione dei vincoli Ue sulla sanità avrà effetti pesanti sulle casse pubbliche e il Ssn dovrà garantire la stessa prestazione dal privato accreditato, anche non convenzionato, con tariffe concordate o in intramoenia. Intanto i posti letto proseguono a essere tagliati e i medici, perfino aggrediti, a fuggire da strutture (spesso pure fatiscenti) per aprirsi un proprio studio e guadagnare il doppio. Che incentivo rappresentano gli attuali stipendi per abbracciare una professione che dovrebbe rappresentare una missione? I camici bianchi che dal 2022 al 2023 hanno lasciato il servizio più che raddoppiati – denunciano in coro i sindacati di categoria – e nel 2024 altri 7mila hanno appeso lo stetoscopio al chiodo.
Siamo davanti allo sfacelo di quello che, ormai tanti anni fa, era il fiore all’occhiello della nostra repubblica. Anziché eliminare il numero chiuso dalle facoltà di medicina e assumere personale, il governo ha stanziato 280 milioni l’anno per pagare gli straordinari e pagato finora 435 mln il ricorso a “gettonisti” a chiamata da cooperative o interinali in affitto da agenzie del lavoro. Non è bastato: per coprire i buchi in corsia si chiede al personale a un passo dalla pensione di restare in servizio; oppure, all’opposto, si reclutano giovani laureandi e specializzandi, inesperti e ancora alle prese con il ciclo di studi. Perfino le Case di Comunità si sono un rivelate un flop: ne sono state aperte 413 strutture, un terzo di quelle previste dal Pnrr, e in una su quattro non ci sono medici. Le Regioni investono poco e male in screening oncologici, vaccini e promozione di stili di vita: appena il 5% del Fondo sanitario da 134 mld.

In questo scenario critico prende il via domani, mercoledì 2 ottobre 2024, la 12° edizione dell’Health Insurance Summit: l’unico evento italiano che vede protagonisti insieme assicuratori, intermediari, mutue, strutture sanitarie e società di servizi.
Norstat e mUp Research hanno calcolato che l’anno scorso un italiano su 3 (quasi 14 milioni di individui) ha rinunciato a curarsi per una o più patologie: con il pubblico, per colpa delle liste d’attesa allungate dalla carenza di personale medico e infermieristico (77 giorni in media nel pubblico contro i 15 del privato); e con lo stesso privato, per i costi elevati di visite ed esami in assenza di una polizza sanitaria che copra ogni spesa. Ma solo il 20% del campione intervistato ha potuto usufruirne per accedere in ospedali, cliniche e ambulatori anche convenzionati: il 77% ha continuato ad attingere ai risparmi e, di questi, il 5% si è rivolto a una banca o una società finanziaria per un prestito. Oculistica, dermatologia e odontoiatria i reparti in cui sarebbero state rinviate più visite e operazioni. Negli ultimi 12 mesi oltre 2,4 milioni di persone, inoltre, hanno dovuto cambiare regione per effettuarle, dirigendosi prevalentemente al Nord. Ancora peggiori i numeri di Cittadinanzattiva secondo cui ben 24 mln di cittadini con patologie croniche e malattie rare sono costretti a dare fondo alle risorse, proprie o dei familiari, anche per fruire di prestazioni non coperte dal Ssn: il 67,8% per visite specialistiche in regime privato o intramoenia; il 61% per l’acquisto di parafarmaci; il 55,4% per esami diagnostici; il 44,6% per medicine necessarie non rimborsate. Tra chi necessita di cure a domicilio, il 47,8% reputa il numero di ore di assistenza concesse inadeguato e il 23,9% denuncia la frequente sospensione/interruzione arbitraria e unilaterale del servizio. Tra chi ha bisogno invece di riabilitazione, la metà ritiene i cicli insufficienti e il 30% ne segnala addirittura la mancata erogazione.

Altre ricerche sono rilasciate nel corso del 2024 da UniSalute, Groupama, BNP Paribas Cardif e AXA – solo per citarne alcuni – di cui PLTV.it ha dato conto anticipando, come media partner, molti degli argomenti che saranno affrontati  durante l’HIS 2024 di EMFgroup, con interviste ai protagonisti del mercato che ritroveremo al Forum: da Generali a Blue Assistance, da Unisalute a InSalute Servizi.
Il settore Salute, come altri comparti assicurativi, non sfugge al rincaro generale del costo della vita, ivi inclusi i costi di prestazioni e strumenti sanitari, e quindi dei prezzi delle polizze. Senza l’incremento della “mutualizzazione” privata a un italiano su 3, sarebbero ancora più elevati: per questo – anche in tale ambito – la necessità di una partnership col pubblico è sempre più pressante. Gli accordi tra player, al contrario, procedono spediti. In quest’ottica va registrato un crescente interesse delle compagnie verso le strutture sanitarie: lo dimostrano l’acquisizione da parte di Unipol dei centri medici Santagostino, uniti quest’anno con le reti Dyadea; le smart clinic della jv Generali-San Donato; la piattaforma LiveWell di Zurich; il BHC di Blue Assistance. La sanità integrativa ha da tempo cambiato paradigma, passando da un’assistenza sull’acuto a una prospettiva orientata al valore prodotto, ovvero una maggiore qualità di vita.
Non solo analisi e terapie oggi, ma anche prevenzione e soprattutto assistenza domani. Anche qui urge il coinvolgimento dello Stato, tanto che IVASS sta lavorando a un ambizioso progetto di LTC “collettiva”, consapevole che il longevity è il terzo grande rischio globale insieme a clima e cyber. L’Italia è il paese più anziano d’Europa e il quinto al mondo ma invecchia male e presenta enormi disparità nelle condizioni di salute e di portafoglio tra gli over 65. Abbiamo parlato anche di silver economy e ageing population durante l’anno, sulla nostra testata, affrontando il tema con Intesa Sanpaolo, Alleanza Assicurazioni e ancora con Blue, il Tpa di Reale Group; e discutendone anche in un workshop del Protection Lab e in un talk del recente Italy Protection Forum 2024.

In maniera solo apparentemente paradossale, una grossa mano a garantire maggiore “vicinanza” ai pazienti la sta dando la sanità digitale, il cui mercato in Italia cresce a doppia cifra: nel 2023 ha toccato quota 2,3 mld (+11% a/a) e nei prossimi 3 anni si appresta a sfondare il tetto dei 3 mld, spinta dalle tecnologie disruptive. Proprio oggi c’è un interessante approfondimento sulla pagina Salute24 del Sole, a proposito della scommessa dei “virtual hospital” anche nel pubblico, che sta studiando un modello che metta insieme ospedalizzazione domiciliare e servizi di telemedicina. L’argomento è di estrema attualità. Per ora cloud, IA, Iot e Big data monitorano ed elaborano soprattutto dati amministrativi e clinici fornendo informazioni concrete su prevenzione, supporto alla diagnosi, condivisione di best practise e ottimizzazione delle risorse.
Il rovescio della medaglia è rappresentato dai sempre più frequenti e minacciosi attacchi informatici, triplicati nel 2023 secondo il monitoraggio Clusit, che l’anno scorso ha contato oltre un attacco cyber grave al mese – in prevalenza con malware – contro Asl e ospedali pubblici e privati, con la conseguenza di rilasciare nel dark web centinaia di migliaia di dati sensibili. Puntare su tecnologie avanguardistiche comporta un parallelo rafforzamento dei dispositivi di difesa dalle stesse, aumentando l’esposizione agli hacker. La cybersecurity resta infatti il primo ambito di investimenti e il Pnrr vi destina 623 mln, metà dei quali alla PA.

Nonostante l’aumento nella spesa complessiva, secondo l’Osservatorio Sanità Digitale del Polimi per il 63% delle strutture sanitarie è la scarsità di risorse economiche l’ostacolo più importante all’innovazione; seguono attorno al 40% la scarsa cultura per il digitale, la mancanza di competenze e le difficoltà di integrazione dei nuovi strumenti con i sistemi informatici già presenti in cliniche e ambulatori. Anche l’erogazione di prestazioni di telemedicina è ancora occasionale: tra chi ha già utilizzato la televisita, il 62% degli specialisti e il 46% dei medici di base ha fatto solo poche volte al mese.
Insomma, c’è materiale in abbondanza su cui far confrontare i player domani al Principe di Savoia di Milano: l’aumento esponenziale di richieste, non solo da parte dei cittadini ma anche delle aziende, di soluzioni di benessere personale e familiare per i dipendenti – come emerso dal Welfare Index Pmi di Generali – è un’altra spia di quanto sia fondamentale l’assicurazione sanitaria per l’intera popolazione.

Il 27% degli italiani rinuncerebbe alle Vacanze per una Polizza sanitaria. Il futuro? E’ dei Tele-Chirurghi

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