13 Gennaio 2023

Nuovo Superbonus 90%, una cessione Crediti in più per le Banche e garanzia Sace alle Imprese

Per tutto il 2023 il superbonus scende dal 110 al 90% per i condomini, per calare ulteriormente al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025.

Torna, sempre al 90% e solo per quest’anno, anche il bonus per le abitazioni unifamiliari e autonome ma con 3 paletti: la ristrutturazione deve riguardare la prima casa, le spese devono essere effettuate dal proprietario, e il suo reddito dovrà misurarsi con il nuovo quoziente familiare non superando 15mila euro. Resta inoltre una coda di 110 per gli immobili che hanno approvato delibere e Cilas nel 2022, entro i tempi già individuati dalla nuova legge di Bilancio. La legge di conversione del decreto Aiuti quater (Dl 176/2022) ha ricevuto ieri l’ok definitivo della Camera e le nuove regole attendono ora solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Le novità più importanti interessano la cessione dei crediti. Si allungano da 5 a 10 anni i tempi di recupero dei crediti di imposta comunicati entro il 31 ottobre 2022, per consentire una capienza fiscale maggiore a chi effettua le compensazioni. Lo spalma crediti però, che diventerà operativo solo dopo un intervento dell’agenzia delle Entrate, significa costi finanziari maggiori e su larga scala è insostenibile. Per questo il governo ha rispolverato la garanzia Sace, già utilizzata durante il Covid e per la guerra ucraina, con cui i costruttori che non sono riusciti a monetizzare i crediti fiscali del 110 potranno ottenere liquidità contro-garantita dallo Stato secondo i meccanismi già rodati di SupportItalia. Per rendere il mercato più fluido, infine, le cessioni sono aumentate da 4 a 5: la cessione extra riguarderà solo i passaggi verso banche, società di gruppi bancari, intermediari finanziari e assicurazioni.

Basterà a far ripartire un mercato che, secondo i dati Enea, ha chiuso l’anno scorso con 360mila cantieri e 62,5 miliardi di investimenti asseverati, nonostante gli oltre 5 miliardi di crediti ancora incagliati rimasti a carico delle ditte? Ora devono assolutamente trasferirli perché, ricorda l’Ance, “con l’entrata in vigore del codice delle crisi aziendali, sono sufficienti 3 mesi di ritardo nel pagamento di una rata in banca per essere segnalati” e rischiare di fallire. Trema anche il ministero dell’Economia: a dicembre 2022 il costo complessivo delle detrazioni per lo Stato ammonta a 68,7 miliardi, per uno scostamento di circa 50 miliardi nei conti pubblici.

Al momento, comunque, non sembrano arrivare segnali di riapertura degli acquisti da parte di banche e soggetti come Poste. Resta aperto, inoltre, il problema dell’impatto sugli acquirenti in buona fede dei sequestri di crediti frutto di sospette frodi. Un nodo che tiene sulle spine gli intermediari e su cui l’esecutivo sarà probabilmente chiamato a intervenire ancora in uno dei prossimi provvedimenti fiscali in cui, tra l’altro, chiarirà anche un’altra norma riguardante il business che ruota attorno all’edilizia: la cessione dei bonus diversi dal 110% non presuppone l’esecuzione dei lavori e il Sal, ma solo i pagamenti.

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