di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Nella bilancia dei prestiti ai privati, monitorata da Bankitalia e ABI, sono le famiglie ad aver fatto tornare il piatto in positivo, a partire più o meno da aprile; controbilanciando il dato negativo del credito corporate.
Secondo gli ultimi dati Crif, relativi ancora al primo trimestre 2025, il numero dei finanziamenti alle imprese italiane sarebbe rimasto invece stabile (+0,02%) e gli importi erogati dalle banche addirittura cresciuti dell’8,6%.
Di sicuro le aziende – che avevano appena iniziato a ridurre il passivo nei bollettini mensili ufficiali – ora sono chiamate a fronteggiare lo stop ai tagli della Bce e soprattutto la scure dei dazi trumpiani (verso cui le banche appaiono più pronte dei clienti), il che significa più bisogno di liquidi e meno garanzie da offrire. È chiaro che la politica commerciale Usa potrà colpire indirettamente molte Pmi legate all’indotto delle realtà più esposte.
Il recente accordo commerciale con l’Ue non garantisce che tra qualche giorno il presidente americano non ricambi idea: l’incertezza sarà destinata a perdurare fin quando resterà alla Casa Bianca, rendendo rischioso indebitarsi.
Non ogni comparto procede però allo stesso modo, anzi la media della Centrale rischi risulta da trend estremamente eterogenei: le somme erogate segnano -15% per tessile e abbigliamento, -12% per le costruzioni residenziali, -2,5% l’impiantistica; di contro +11,7% la meccanica e +8,6% le società di capitali.
Discorso a parte meritano poi i finanziamenti al turismo, che al 31 marzo scorso – dunque prima dei due trimestri “caldi” dell’anno – segnavano già ben +20% in termini di erogazioni.
Il tasso di default al 4% risulta in linea col rischio creditizio degli altri settori, sebbene sia atteso in crescita di un ulteriore mezzo punto percentuale a fine esercizio: forse – esaltato dai flussi turistici record del 2024 – qualche ristoratore non sta facendo bene i conti con la capacità di spesa dei consumatori, sotto costante pressione; tuttavia, il lieve deterioramento è atteso un po’ per tutti i comparti.
Il turismo non fa eccezione e condivide con gli altri l’estrema eterogeneità del mercato, in mano per lo più a piccoli operatori intrinsecamente fragili ed esposti a eventi climatici, cicli economici e stagionalità. Quasi la metà delle 415mila società di ristorazione, alloggio e tour operator del Paese sono ditte individuali: oltre un terzo è al Sud, nonostante la concentrazione maggiore si registri in Lombardia (13%) e Lazio (11,4%).
La vera nota stonata viene dai pagamenti: secondo dati Cribis, a giugno 2025 i pagatori puntuali nei servizi alberghieri e nelle agenzie di viaggio sono il 26,4% contro la media del 44%.
Inutile ripetere come il turismo sia strategico per il Pil nazionale e quanto interessi da vicino anche le compagnie assicurative, ma resta un business che conta più sulla liquidità che sulla leva finanziaria. E dunque da monitorarne attentamente l’evoluzione.
Vacanze 2025, Clienti in ferie: più Finanziati che Assicurati