di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Il gigantismo bancario, creato tramite aggregazioni e accorpamenti, è in contrasto con i valori di vicinanza e prossimità a clienti e territorio propri del credito cooperativo; dunque BCC, Casse Rurali e Raiffeisen si terranno fuori dal risiko bancario in corso da gennaio in Italia.
Tuttavia Iccrea non esclude di poterne raccogliere le “briciole”: filiali che i big player coinvolti nelle operazioni M&A dovessero essere costretti a cedere, al buon esito delle offerte, per motivi legati all’Antitrust.
L’orientamento è emerso venerdì scorso all’Assemblea annuale di Federcasse a Milano, ma lo stesso presidente del Gruppo, Giuseppe Maino – intervistato da Adnkronos – conferma che “siamo sempre stati alla finestra, anche in passato: se si concretizzano effettive operazioni di fusione, e qualche territorio diventa senza un punto di riferimento bancario per motivi di scelte industriali altrui, a quel punto noi agiremo all’opposto ricordando quanto per noi lo sportello, l’essere effettivamente presenti sulla strada, sia un passaggio fondamentale nella relazione con il cliente“.
Dunque “attendiamo che opportunità di crescita possano manifestarsi nelle future operazioni tra le altre banche“, afferma Maino; quanto al mondo BCC, “certamente possono nascere a livello locale opportunità aggregative, ma il nostro modello funziona anche preservando una pluralità di banche“: lo dimostrano, peraltro, il brillante avvio d’esercizio 2025 e la recente estensione al 2027 del Piano strategico.
In realtà, non è tanto un discorso di dimensioni quanto di impostazione: altri player di media grandezza come Banca del Fucino e Banco Desio mantengono comunque un orizzonte territoriale, pur non rinunciando a valutare acquisizioni; altri ancora come Banca Aidexa o CF+ hanno invece portata nazionale, pur non essendo tra i “Big”, in virtù di un’operatività diretta soprattutto dalla tecnologia e dunque svolta più da remoto che in presenza.
Tornando all’Assemblea, “la maggiore integrazione del mercato dei capitali e il rafforzamento dell’Unione bancaria sono obiettivi condivisibili – ha affermato il presidente, Augusto dell’Erba – ma rimane la necessità di rafforzare la biodiversità dell’industria bancaria e dei modelli di business, compreso quello mutualistico e comunitario, che hanno dato prova di efficacia nel tempo, capaci di contribuire allo sviluppo di una economia competitiva, sostenibile e inclusiva”.
La seconda richiesta riguarda la semplificazione normativa: “Non è sinonimo di deregolamentazione – ha chiarito dell’Erba –, non si tratta di negoziare sconti ma di attuare i principi di proporzionalità e adeguatezza costitutivi dell’Unione”.
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