8 Gennaio 2024

Banche Italiane, come Comincia il 2024: Sfide e Obiettivi dell’Anno

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Un anno, il 2023, che sembrava partito male con le crisi in Usa e Svizzera e che si è concluso invece con esercizi consolidati lanciati dai tassi di interesse, nuove importanti aggregazioni, ambiziosi piani industriali e partnership strategiche con le compagnie nel business bancassurance.

A livello europeo, secondo Morningstar nell’ultimo biennio il rialzo dei tassi ha innalzato il margine di interesse delle banche del continente dai 260 miliardi di euro del 2021 ai 357 previsti a fine 2023 e l’utile netto da 103 a 160 mld. Il Rapporto sulla valutazione del rischio da poco pubblicato da EBA ribadisce indici di solidità e profittabilità senza precedenti per il sistema: tutti gli indicatori, dal Cet1 al Roe, non fanno che confermare la resilienza al circoscritto default che a marzo ha colpito l’elvetica Credit Suisse e alcune banche regionali Usa, ma anche all’incerto quadro geopolitico e al rallentamento della crescita dei prestiti, dovuto soprattutto alla riduzione della domanda. Per la presidente della BCE, Christine Lagarde, sono stati 10 anni di Meccanismo di Vigilanza Unico a generare questa grande robustezza del comparto ma la maggioranza delle nostre grandi e piccole banche giudica le regole europee troppo impattanti sulla capacità competitiva. Sull’esposizione in aumento verso titoli di Stato (3.400 mld) EBA rileva che alcune banche detengono titoli sovrani pari a più volte il capitale Tier1, fino quasi al 300% per quelle italiane.
Tra i rischi operativi, infine, l’aumento dei cyber attacks ma non del loro successo. A tal proposito, dal 2 gennaio la BCE sta sottoponendo 109 istituti a uno stress test sulla resilienza cibernetica per valutarne capacità di prevenzione, risposta e ripresa in caso di attacco hacker; tra cui piani di emergenza e procedure di urgenza per il ripristino della piena operatività. Il campione include modelli imprenditoriali e aree geografiche differenti, per assicurare un coordinamento efficiente con altre attività di vigilanza. Un esercizio prettamente qualitativo, senza conseguenze patrimoniali tramite gli orientamenti di secondo pilastro. I risultati della prova, finalizzata a valutare lo specifico profilo di rischio di ciascuna banca, saranno comunicati in estate.

A livello nazionale, dall’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria 2023 di Bankitalia emerge che l’economia, seppur zoppicante, beneficia del miglioramento delle condizioni del sistema bancario e del basso livello di indebitamento dei privati: l’unico vero rischio per il comparto al momento continua a dipendere solo dalle deboli prospettive di crescita economica del Pil. Via Nazionale ribadisce una volta di più che il profilo di liquidità resta equilibrato, i coefficienti patrimoniali sono migliorati e la qualità degli attivi non ha mostrato finora segnali di deterioramento, anzi: si riducono le sofferenze, migliorano tempi di smaltimento e tassi di recupero. Solo un rallentamento economico più forte del previsto potrebbe innalzare costo del rischio e crediti deteriorati, scesi da 2 anni a livelli prossimi allo zero. Il superamento delle conseguenze economiche prima della pandemia Covid e poi della guerra russo-ucraina dimostra la buona salute dei nostri istituti: “I prestiti deteriorati in rapporto a quelli complessivi sono in calo continuo dal picco del 2015 – ha sottolineato il neo governatore Fabio Panetta – e il coefficiente relativo al patrimonio di migliore qualità ha raggiunto il massimo storico del 15,6%”.
Certo “l’effetto congiunto del rallentamento ciclico e degli alti tassi d’interesse potrebbe provocare un’inversione della dinamica dei deteriorati” e “le condizioni di liquidità diverranno meno favorevoli per effetto della contrazione del bilancio dell’Eurosistema”, da qui l’invito ad “adeguare tempestivamente le rettifiche di valore all’evoluzione della qualità del credito”. Tuttavia, ad oggi gli indicatori anticipatori di sofferenze e rischiosità del credito non evidenziano un particolare peggioramento della qualità: è vero che alcune proiezioni di Bankitalia prospettano “un graduale incremento del tasso di deterioramento del complesso dei prestiti a famiglie e imprese nel corso del prossimo biennio, che raggiungerebbe il 3,2% nel 2025, guidato dall’aumento dell’onere del debito” ma il livello resterebbe comunque marginale, contenuto e “ben inferiore a quello registrato in passati episodi di crisi”.

Tra l’altro su questo fronte il mercato è estremamente attivo, tra le ultimissime operazioni a cavallo d’anno: Cherry Bank ha acquisto un portafoglio Npl per 864 milioni; Popolare Sant’Angelo ne ha ceduto uno di 11,2 mln; CR Ravenna due per 13,2 mln; Luzzatti ha avviato una cartolarizzazione multioriginator di NPL per 313 mln; Pop Sondrio ha ceduto nuove sofferenze portando l’Npe ratio lordo sotto al 4%. Ovvio che la redditività record toccata l’anno scorso, spinta da margini di interesse e di intermediazione (nonostante il lieve calo delle commissioni e dei ricavi da negoziazione), risentirà nel 2024 del maggior costo della raccolta e della compressione dei ricavi da interessi, ma resterà comunque ampiamente positiva; anche perché finora i rimborsi Tltro non hanno avuto grosse ripercussioni. Nel complesso, gli istituti vigilati sarebbero capaci di sostenere l’impatto di scenari macroeconomici fortemente avversi.

Di sicuro per continuare a sostenere i clienti, senza creare sofferenze, saranno sempre più decisive le moderne tecnologie di frontiera, su tutte l’Intelligenza Artificiale: promozionato driver di crescita aziendale, per il 67% delle banche italiane costituisce una “top 10 priority”. Da una statistica McKinsey su oltre 10 istituti, in rappresentanza del 70% degli asset totali del settore, emerge che il 75% ha una strategia ben chiara sull’AI per il 2024, con il 20% che vi investe più di 10 mln all’anno e il 90% che intende aumentare la spesa, reputandosi a un livello di maturità tecnologica moderato. La società stima dall’IA un impatto potenziale fino al 15% del totale dei ricavi dell’industria bancaria globale, ma è centrale anche il tema delle competenze per governarla, che nel nostro Paese scarseggiano e sono contese da altri comparti industriali e produttivi. Si punta anche su open API, DLT-Blockchain e Robotic Process Automation. La periodica Rilevazione annuale sull’IT di Cipa e ABI indica in +9,4% l’ammontare degli investimenti sul totale del 2022, che superava i 2 mld, concentrati al 62% nell’area Applicazioni (62%). L’esiguo numero di dipendenti IT (4,3%) sull’intero personale è dovuta alla prevalente esternalizzazione del servizio a startup fintech, a cui guardano oltre l’80% dei gruppi.

Dal punto di vista occupazionale, si corre verso una rapida “staffetta” generazionale: dal 2009 i lavoratori bancari sono scesi da 343mila sotto i 270mila. La progressiva digitalizzazione ha permesso di chiudere migliaia di sportelli sulla penisola, automatizzando sul web funzioni svolte prima dalle risorse umane: per il 2024 il Sole24Ore calcola, grosso modo, in 11mila le entrate e 7.500 le uscite complessive negli organici. Gli ingressi, come per le assicurazioni, riguardano giovani e neolaureati da inserire soprattutto in 2 settori: presidio della rete commerciale e sviluppo del comparto IT. Si tratta di talenti nativi digitali, figure trasversali ai settori merceologici, spesso senza alcuna specifica competenza creditizia o assicurativa ma specializzati nelle scienze informatiche, dunque da assegnare al governo di IA e altre tecnologie di frontiera. La loro assunzione servirà anche a internalizzare gradualmente le attività svolte adesso da startup e ditte esterne.

Naturalmente non possiamo dimenticare lo storico ruolo “in presenza” che continuerà a svolgere il mondo del credito cooperativo, decisivo per l’inclusione e la stabilità del Paese. Anche gli utili delle BCC sono triplicati nell’ultimo biennio, portando il patrimonio a 24 mld e il Cet1 al 21,3%, valore top anche in Europa. Sono 222 (111 spa e 18 popolari), il 63% delle 351 banche italiane (più 81 istituti esteri operativi in Italia): 116 appartengono al gruppo Iccrea, 67 a Cassa Centrale e 39 alle Casse Raiffeisen. Associate in Federcasse e consorziate nel Fondo di Garanzia dei Depositanti, con i loro 1,4 milioni di soci, 36mila dipendenti, 3mila esponenti aziendali e 4.096 sportelli insediati in 2.521 comuni raggiungono il 72% degli italiani e rappresentano virtualmente il terzo polo bancario del Paese.
Per loro l’impegno sarà continuare a preservare la spinta mutualistica nell’ineludibile adattamento alle trasformazioni politiche, normative, fiscali e tecnologiche in atto. Rapporti e conoscenze degli istituti locali con micro e pmi devono sopperire alle minori possibilità rispetto ai Big. BCC, Popolari e Casse di risparmio – che oggi erogano 1/5 dei crediti alle piccole imprese coprendo una quota di mercato del 10% del credito totale (che supera il 20% in settori come turismo e agricoltura) – devono saper selezionare in territori e comunità cui sono prossime, quelle realtà – ossatura del tessuto economico – altrimenti infinanziabili col credito di relazione; coniugando digitale e filiale, arricchendo con l’online la presenza fisica, l’incontro e l’assistenza sul web con il contatto diretto in sede o in ufficio, senza abbandonare i clienti in Rete una volta conquistati. Va ricordato, infatti, che la domanda di credito è sempre direttamente proporzionale al clima di fiducia.

Il tallone d’achille delle banche medio-piccole è rappresentato, semmai, dal ritardo nella considerazione dei rischi climatici e ambientali: a fine 2023 Bankitalia ha rilevato un basso livello di allineamento alle aspettative della vigilanza in tema incorporazione di tali rischi e la difficoltà ad attuare gran parte dei progetti in tema di sostenibilità, ancora da avviare o in fase preliminare. Un problema che gli istituti less significant condividono con gli intermediari non bancari, pur emergendo una crescente consapevolezza dell’importanza della tematica ESG nei business model. Stante l’eterogeneità del quadro, la maggiore criticità riguarda in genere la disponibilità di dati e sistemi informativi, che rendono limitati e poco organici gli approcci quantitativi alla misurazione e gestione dei pericoli derivanti dal cambiamento climatico. Anche in chiave di protection assicurativa, i criteri Esg sono destinati ad assumere sempre più importanza e a impattare sul mercato, incidendo in particolare sul prezzo dei servizi alle imprese.

In sintesi, l’atteso allentamento della politica monetaria nel secondo semestre avrà effetti benefici quanto meno sulla propensione al prestito e all’investimento, favorirà la ripresa di commissioni da risparmio gestito e della bancassicurazione, garantendo profitti soprattutto ai gruppi proprietari di fabbriche prodotto. “E’ ragionevole immaginare che siamo arrivati al picco – ha affermato di recente l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina – e probabile che ci sia un taglio nella seconda parte del 2024” sebbene “non significativo“; ma “quando i tassi cominceranno a scendere tornerà una sorta di fly to quality” che spingerà gli investitori verso i player con “maggior capacità di gestire i risparmi, che hanno l’asset management, la bancassicurazione” e generano più commissioni.

Banche Solide anche con meno Credito, il 2024 non fa Paura

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