Ottavo taglio consecutivo da 25 centesimi al costo del denaro da giugno 2024 da parte della Bce, nonostante l’incognita dei dazi Usa, per un totale di 1,75 punti percentuali in un anno.
Il Consiglio direttivo ha dunque portato il tasso sui depositi al 2%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,40% a partire dall’11 giugno 2025. Tagli che, progressivamente, si stanno trasmettendo anche sugli interessi di mercato praticati in Italia sui prestiti corporate e retail.
Prezzi energetici e retribuzioni si stabilizzano, continua invece a rallentare l’inflazione complessiva e di fondo così come – però – la crescita economica dell’Eurozona, questa anche per colpa dell’esasperante stop-and-go del presidente americano Donald Trump sulla politica commerciale, destinato a prolungare a tempo indeterminato l’approccio guidato dai dati in corso a Francoforte da ormai quasi 3 anni.
A remare a favore della tenuta di fronte a eventuali shock mondiali, gli “investimenti pubblici in difesa e infrastrutture, insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli“, recita il comunicato diffuso al termine della riunione odierna. Quanto ai programmi di quantitative easing, PAA e PEPP “si stanno riducendo a un ritmo misurato e prevedibile“.
Gli analisti si aspettano almeno un’altra sforbiciata da 0,25% ai tassi tra i prossimi due vertici del board, in agenda il 27 luglio e l’11 settembre. Lo spettro della recessione, comunque, al momento non è in vista nel continente.
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