21 Luglio 2023

Eurovita, i prossimi Step verso la NewCo

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Incassato l’ok dell’Ivass, per operare sul mercato occorrono anche quelli di Covip e Antitrust. Entro fine luglio la stipula di contratti vincolanti e la successiva costituzione di una newco partecipata da Generali, Unipol, Allianz, Poste e Intesa Sanpaolo che subentrerà nel portafoglio polizze di Eurovita.

Solo dopo il trasferimento degli asset nella nuova società si procederà allo spacchettamento in 5, all’accorpamento dei clienti per le 25 banche distributrici coinvolte nell’operazione (in base alla clausola “best effort”) e alla sostituzione del brand con uno tra i 5 gruppi assicurativi italiani (“e altri potrebbero aggiungersi nel prosieguo” ha rivelato la presidente Maria Bianca Farina all’ultima assemblea ANIA). Nel frattempo vanno trovate formule per tutelare ogni stakehokder e risolvere la questione dei prestiti subordinati corporate di cui il fondo inglese Cinven si è sbarazzato: il rimborso ai detentori delle 3 emissioni subordinate dipenderà da quanto sarà racimolato dagli asset ceduti.
Questi, secondo le attese, i prossimi passaggi del piano di salvataggio di Eurovita approvato da banche e compagnie – con la supervisione di Mef, Bankitalia e Ania – che hanno reso necessario spostare al primo novembre lo scongelamento dei riscatti. Lo stop continua a non interessare liquidazioni per scadenza e sinistro, né riscatti e anticipazioni di forme pensionistiche complementari. Venerdì scorso l’IVASS e martedì il commissario Alessandro Santoliquido, che confidano di chiudere l’intera operazione anche prima del 31 ottobre, hanno illustrato a una delegazione di 8 associazioni di consumatori il contenuto dell’accordo raggiunto il 30 giugno.

Se davvero i riscatti arrivassero al 20-30%, come indicato dalle proiezioni (contro l’attuale media del 5%), gli importi da corrispondere agli (ex) clienti arriverebbe fino a 4,5 miliardi. In realtà “le richieste di riscatto pervenute finora sono davvero pochissime: i consumatori hanno dimostrato una grande maturità” ha dichiarato Andrea Pusceddu, responsabile assicurazioni di Federconsumatori, che promuove anche la proroga del blocco: “Ha senso perché è il termine entro il quale si deve costituire la new company, a quel punto la solvibilità sarà assicurata e non ci sarà nulla da temere”.
Anche i sindacati sono scesi in campo in questi mesi. Federpromm ha fatto quadrato attorno ai “consulenti finanziari che, nello svolgimento della loro attività professionale, si ritiene abbiano agito sempre nell’interesse del cliente e nel pieno rispetto della regolamentazione” e difeso il ruolo cruciale dei collocatori “nel tenere unito il rapporto fiduciario: cliente, consulente, intermediario, istituzioni” specie in “questa fase intermedia con la costituenda nuova società“. La SNA aveva già affermato in precedenza che “la presenza di una rete stabile, capace di gestire le fasi più critiche dell’andamento economico e sociale come quella degli agenti professionisti, può fungere da ammortizzatore nei periodi di crisi se adeguatamente valorizzata” sottolineando che “esiste altresì un serio problema di redditività da affrontare in questo ambito“.

Nelle ultime rispettive assemblee nazionali sia ANIA che IVASS non hanno fatto mistero delle criticità che attraversa il business Vita, e a quella dell’ABI il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sostenuto la necessità di un fondo di garanzia obbligatorio per il comparto che acceleri, in ottica futura, individuazione delle difficoltà e salvaguardia degli assicurati. Per ora, clienti e reputazione della bancassurance sono salvi e la strategicità del comparto è emersa con forza anche nel recente Focus sulle polizze Vita di PLTV. Chissà che l’allungamento dei tempi non allontani le sirene di più facili rendimenti, gonfiati dai rialzi dei tassi di interesse: quando nelle prossime settimane arriveranno tutte le suddette autorizzazioni all’ultimissima fase del programma, dovrà essere sfruttato per una efficace campagna di comunicazione che spieghi ai sottoscrittori che adesso non hanno più nulla da temere, anzi che il loro prodotto ci ha guadagnato finendo in mano ai Big del settore. Forse così si potrebbe evitare che i mesi di attesa fomentino la presunta voglia di riscatto anticipato da parte dei contraenti, nonostante le perdite che gli costeranno.

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