8 Luglio 2024

INTOO: Le 5 competenze per vivere la complessità

a cura di Intoo

 Ci troviamo oggi in un mondo in repentina evoluzione, in cui il cambiamento continuo detta nuove dinamiche e paradigmi, con la conseguente richiesta di nuovi approcci e predisposizioni, soprattutto nel mondo del lavoro. Si fa così necessario ragionare ancora una volta su quali siano le competenze necessarie per proporsi e rimanere competitivi sul mercato, restando al passo di questi cambiamenti e navigando la complessità sempre maggiore del momento che stiamo vivendo.

Dal punto di vista delle competenze tecniche, queste dipendono sempre da professione a professione, nonostante la necessità di possedere competenze digitali e tecnologiche sia una tendenza che attraversa trasversalmente un po’ tutti i settori. Si pensi solo a tutte le competenze in ambito AI che sembrano in procinto – e in parte lo stanno già facendo – di dominare il mercato.

Restando sempre in tema tecnologia, si può fare però riferimento a una prima soft skill oggi di rilievo: il digital mindset.
Parliamo di attitudine al cambiamento digitale e di propensione all’innovazione tecnologica. Innovazione da abbracciare e non rifuggire, poiché la direzione è già stata tracciata e un’inversione di rotta è ormai impensabile. Rimanere aggiornati su queste evoluzioni si fa così necessario per poter non soltanto rimanere competitivi, ma anche per ottenere un vantaggio, adottando l’innovazione prima degli altri. Da un punto di vista più allargato, il digital mindset potrebbe comunque estendersi a una più ampia propensione al cambiamento, oggi tra le competenze base da avere nel proprio arsenale.

In ottica di cambiamento ed evoluzione, si deve poi parlare della capacità di essere liquidi nel proprio ruolo. Anche i ruoli subiscono infatti l’influenza del momento e dei cambiamenti e perciò rischia di non essere più sufficiente fermarsi alla descrizione limitante del job title, delle proprie mansioni e attività, ma può essere ottimale interpretare la propria professione rispetto agli obiettivi da raggiungere, anche allargandosi e dialogando con altre funzioni non propriamente espresse nell’organigramma.

Questo sguardo non va però rivolto soltanto all’interno del proprio ruolo e della propria posizione, ma oggi più che mai è importante adottare e saper mettere in atto una visione esterna. Per poter raggiungere i propri obiettivi bisogna guardare a tutti i fattori esterni che possono influire sull’obiettivo stesso e sulla propria organizzazione. A livello macroscopico dobbiamo riflettere sulle questioni geopolitiche, socioeconomiche, istituzionali, … mentre a livello micro possiamo pensare a come la nostra organizzazione e le sue funzioni stiano evolvendo, per farsi un’idea di come tutto possa avere un impatto sul proprio operato. Essere in grado di leggere questi cambiamenti e rapportarli alla propria situazione è così una competenza necessaria in un contesto dettato dal mutamento e fortemente interconnesso.

Le competenze fino a qui descritte consentono di cavalcare il cambiamento, ma finiscono anche per portare con loro un gran numero di informazioni da sommare alla già presente sovrabbondanza informativa che contraddistingue la nostra contemporaneità. Saper fare connessioni tra le informazioni è quindi una quarta competenza trasversale di grande rilevanza. Non si tratta più solo di acquisire informazioni o di setacciare quelle importanti, ma la questione diventa essere in grado di unire tra loro le informazioni per ottenere un nuovo significato, più completo ed efficace, poiché un’informazione che presa da sola potrebbe essere trascurabile, se inserita in un contesto o in una rete di informazioni potrebbe invece rivelarsi essenziale. Allo stesso modo, riuscire a connettere tra loro le persone giuste, in grado non solo di completarsi, ma anche di lavorare in sinergia, è una skill da non sottovalutare e capace di portare al raggiungimento di risultati ottimali.

Tutto quello che è stato detto finora finisce comunque per aumentare la complessità in cui muoversi, dettata in primis dal mondo in cui viviamo e per questo non rimuovibile.
Al posto di scontrarsi in continuazione con questa complessità, si fa allora opportuno cercare di solcarla, attraverso l’acquisizione e la messa in pratica delle skills sopra descritte e a partire dallo sviluppo di un’ultima competenza, di principale importanza per questo obiettivo: l’antifragilità.
Antifragilità che si contrappone quasi alla resilienza. La resilienza implica una rottura in seguito all’impatto, allo scontro, dalla quale riemergere, mentre l’antifragilità viene definita come capacità di resistere e assorbire l’urto, traendo beneficio dall’urto stesso. La persona antifragile non finisce allora col doversi ricomporre a ogni cambiamento, attività che comporta sempre grande sforzo e stress, ma finisce piuttosto per sfruttarlo e convertire l’impatto della complessità in un input positivo che gli consente di viverla con serenità. La persona antifragile sfrutta ogni scontro per migliorare ed evolvere, cogliendone le possibilità.

Possiamo allora concludere affermando che, in un mondo in continua e repentina evoluzione, essere antifragile è il primo passo non solo per non farsi travolgere da tutta questa complessità, ma soprattutto per trarne tutte le opportunità che ne derivano.

Mercato del lavoro: una fotografia dall’Osservatorio di INTOO

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