30 Dicembre 2020

Recovery Fund: l’Europa chiede all’Italia Progetti e Riforme…

di Antonello Scarlatella

Da dove ricominciare per le sfide di un mondo, oggi profondamente cambiato, in tutti i suoi aspetti?

Sicuramente abbiamo bisogno di una regia, nonché di utilizzare le migliori risorse del paese.

In gioco non c’è solo l’Italia, ma la tenuta dell’Europa e il futuro delle prossime generazioni.

Se crediamo o ci aspettiamo che Ursula von der Leyen ci regali dei soldi, allora vuol dire che abbiamo capito poco, o nulla.

L’Europa chiede all’Italia riforme e progetti. Diversamente, dimentichiamoci anche un solo Euro del Recovery Fund.

Non si può certo dare credito ad un paese malato di ludopatia, avvitato negli sprechi e nelle abitudini e “nel lasciare le cose come stanno”.

Il dibattito europeo è ormai incentrato sul piano di rilancio dell’Europa, al fine di lasciare in eredità post pandemia, una Europa diversa, unita sul piano economico e politico. Si stanno cercando risposte, per consegnare ai giovani europei, solidi assetti economici finanziari e sociali.

E’ necessario un piano di rilancio post pandemico, che abbia come obiettivo la competitività basata su sostenibilità sociale ed ambientale, che trovi fondamento su investimenti verdi,  sulla transizione ecologica e sulla digitalizzazione.

L’’UE potrà strettamente condizionare l’azione di Governo su alcune riforme degli Stati.

Praticamente, è una sorta di strumento di controllo, da parte dell’UE sul piano di riforme e su eventuali correttivi da parte degli Stati beneficiari.

Anche Francia e Germania sono in accordo con Mark Rutte (primo ministro olandese), sulla necessità di controllare l’Italia ma, come dargli torto?

E’ pur vero, che i fondi sono necessari per la ripresa, ma è altrettanto vero che di fiducia all’Italia non ne danno così tanta. I nostri feedback sono negativi in tutto il pianeta terra, ma che dico…forse anche su Marte.

E’ qui che nasce la necessità della task force del Governo.

In buona sostanza, nelle more, viene richiesto che non sia la politica a presentare un piano di riforme, ma devono essere i tecnici a farlo.

Si dovranno fare dei bandi Europei per avere dei soldi a fondo perduto. Tutto questo richiede una architettura complessa.

Per questo, l’UE in un certo qual modo, ha condizionato il panorama politico nel “farsi aiutare da tecnici”, con una visione più circostanziata di quelli che sono gli annosi problemi dell’Italia. Inoltre l’Unione Europa vorrebbe che gli stessi bandi non siano condizionati dal potere politico.

Il supporto della task force, è data dal fatto, che noi Italiani per antonomasia siamo “degli specialisti” a spendere tardi, male e poco i fondi europei e siamo bravissimi a sprecarli.

Ci viene chiesto, quindi, un impegno che sappia coniugare la capacità di progettazione e la velocità di spendere con una struttura competente.

Con il Recovery Fund dobbiamo quindi progettare il futuro dei nostri figli. E’ indispensabile portare in esecuzione questi fondi e questo progetto nei migliori modi possibili.

Se buttiamo via questa occasione, condanneremo le future generazioni al declino.

Se falliremo il costo del debito andrà ad impattare dal 150 a 200 % sul pil.

In sostanza condanneremo i nostri figli alla povertà assoluta.

Considerate che l’Argentina di Alberto Fernández, con 90 per cento del Pil sul debito ha ad oggi, quasi il 50% della popolazione in stato non di povertà, ma di indigenza con un impatto del 90%…non del 150%…

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