di Giuseppe Gaetano, editor in chief
A giorni UniCredit dovrebbe presentare alla BCE l’istanza autorizzativa per salire dal 9 al 30% di Commerzbank, soglia d’OPA.
La mossa, riferita da rumors di stampa, servirebbe a stoppare sul nascere i paventati piani di Deutsche Bank che – secondo altri media, tra cui Bloomberg – vuole a sua volta ostacolare la creazione del competitor interno comprando tutto o parte del 12% di azioni di Commerz detenuto ancora dal governo tedesco.
Ancora troppi condizionali per capire come finirà, soprattutto in assenza di reazioni ufficiali dei vari attori coinvolti. Certo è che il dossier “Uni-Commerz” continua a tenere banco anche questa settimana. Tanto che alcuni Big si sono sentiti in dovere di affrontare i paralleli rumors che da tempo li riguardano.
Il presidente di Unipol, Carlo Cimbri, è tornato a smentire sia l’interesse per Monte Paschi di Siena che l’integrazione con la controllata Bper. Per il manager MPS costa cara e non creerebbe valore per gli azionisti: “Tutta la nostra storia è fatta di acquisizione di asset distressed o semi distressed” ha detto, citando FondiariaSai e gli sportelli UBI e Banca Carige. “Prendere una quota per suggellare un accordo commerciale ha senso, prendere una quota e basta no: non siamo finanzieri, possiamo fare qualche ticket ma 500 milioni li investi se hai un obiettivo strategico“, ha spiegato Cimbri ai giornalisti, confermando però che c’è la possibilità di chiudere un accordo di bancassurance con MPS, anche con l’acquisizione di una quota non superiore al 10% e senza prerogative di governance.
Quanto a Bper, “non è alla ricerca” di acquisizioni o fusioni e “non sarebbe neanche nella condizione di affrontare qualsiasivoglia tipo di operazione straordinaria“.
Il numero uno di Banco BPM, Giuseppe Castagna, ribadisce dal canto suo la validità della strategia stand-alone: “Non siamo mai stati interessati al risiko” afferma, riconoscendo che l’iniziativa di Andrea Orcel “è l’inizio di un’operazione importante in Europa” e ricordando che “le tanto auspicate fusioni cross-border finora non si sono viste, nonostante fossero le intenzioni dell’Unione bancaria europea“.
Stessa filosofia “stand-alone” per Popolare di Sondrio: “Guardiamo tutto – precisa l’AD Mario Pedranzini – però deve essere qualcosa che non mira alla crescita tout court, ma completamente integrato nella nostra visione di piano industriale. Ognuno deve giocare la propria partita nel campionato che gli è più congeniale – spiega -. Il nostro percorso avvalora questa politica di crescere con le nostre forze, perché possiamo conseguire quei vantaggi che derivano dalla valorizzazione delle tue potenzialità“. Del resto, anche dai risultati dell’ultima semestrale 2024, la banca valtellinese continua a crescere sia sullo stato patrimoniale che sul conto economico, vantando “una base sociale solida“, con Unipol come socio di riferimento e “una platea di piccoli azionisti rimasti legati nonostante la trasformazione da cooperativa a Spa“.
Nel frattempo gli analisti continuano a benedire il blitz di UniCredit, sfidante ma con spazio per creazione di valore” secondo Equita, che ha analizzato il potenziale deal dell’acquisto, ritenendo probabile lo scenario di business combination e improbabile un rilancio da parte di altri player, non in condizione di presentare offerte migliori. I plus non mancano: posizione di leadership in Germania; generazione di efficienze difficilmente raggiungibili altrimenti; estensione del catalogo prodotti su una rete internazionale più ampia; potenziale miglioramento del credit rating, con spazio per un’ulteriore riduzione dei costi di finanziamento istituzionali.
Secondo Barclays UniCredit sarebbe in grado di mantenere la sua attuale politica di distribuzione ordinaria, anche dopo un’eventuale proposta di fusione.
Banche italiane con slancio verso il secondo Semestre 2024, arrivano i nuovi Intermediari Fintech