21 Marzo 2023

Fintech Italiano Coperto dal Credito Garantito, Esposizioni Irrilevanti su CS

di Giuseppe Gaetano, chief editor

Le banche sono resilienti e il capitale è più alto di prima: l’attuale posizione del settore bancario dell’area euro è molto migliore rispetto al 2008, le riserve di liquidità sono di alta qualità e tassi più elevati sono positivi per i margini“.

E comunque, “in caso di crisi liquidità“, Francoforte può sempre intervenire (anche se non è stato specificato come). È con queste motivazioni che giovedì scorso la Bce, per nulla intimorita dai casi SVB e Credit Suisse, ha tirato dritto contro l’inflazione aumentando di altri 50 punti base il costo del denaro nell’Eurozona. Del resto avevamo già spiegato su PLTV come, allo stato, ansie e paure riguardo ripercussioni della doppia crisi in Italia e in Ue siano abbastanza emotive e poco concrete. L’universo dei prestiti alle startup e delle Pmi innovative che ha scombussolato SVB, nel nostro Paese si muove in gran parte all’ombra dello scudo statale: al terzo trimestre trimestre 2022, il Fondo di garanzia gestito da Mediocredito centrale – che copre fino all’80% per un massimo di 2,5 milioni – ha erogato 5 miliardi 8.400 aziende garantite. Delle circa 20mila operazioni autorizzate finora solo il 15% sono non perfezionate o finite con crediti sofferenti.

Pure DBRS Morningstar ha ribadito, da ultimo, che le cause del fallimento di SVB Financial Group non sono presenti nella stessa misura all’interno del sistema bancario Ue che, in media, ha un’esposizione inferiore ai titoli a reddito fisso, basi di deposito retail più stabili e regole più rigide anche per le banche territoriali. Le perdite non realizzate nei portafogli obbligazionari non sono fonte di instabilità sistemica, tuttavia le corse agli sportelli e le crisi di liquidità possono svilupparsi oggi a una rapidità imprevedibile. Bastano poche mail per creare il panico: secondo Fortune America, che ha analizzato il crack che ha chiuso la 16° banca statunitense in poche ore, il domino che ha portato all’implosione sarebbe stato scatenato da una newsletter molto popolare tra i venture capitalist: così centinaia di investitori hanno tentato di ritirare in un solo giorno quasi 42 miliardi di dollari. Occorre, dunque, monitorare liquidità ed esposizione ai titoli a reddito fisso.

In Europa le banche hanno una quota minore di titoli di debito e il mark to market non si riflette nei coefficienti patrimoniali“, si legge nel report DBRS. A fine giugno 2022 questi titoli variavano in media dal 18% dei total asset, nel caso delle banche italiane, a quasi lo 0%. Gli istituti del vecchio continente non necessitano di vendere i portafogli obbligazionari per riposizionare il proprio bilancio, così da aumentare la sensibilità delle attività ai tassi: hanno loan book più grandi e su questi c’è già un repricing, dato che un’ampia percentuale sono prestiti a tasso variabile. Inoltre, le basi di deposito complessive sono più solide di SVB: rispetto a quelli aziendali, hanno infatti una percentuale maggiore di depositi retail, il cui finanziamento è di solito a basso costo. “Non ci sono dubbi che il settore bancario italiano sia più solido e capitalizzato rispetto al passato – afferma Luigi De Bellis dell’ufficio studi di Equita -. Il rischio, con l’aumento dei timori di instabilità finanziaria, è che venga colpito uno dei principali canali di trasmissione dell’economia: i prestiti bancari, con un deterioramento della volontà di concedere credito“.

Per quanto riguarda invece CS, o meglio la ex CS vista l’acquisizione da parte di UBS, finora alla Bce le esposizioni dirette delle banche europee nei suoi confronti sono risultate “limitate e non concentrate“, ma gli impatti indiretti sono in parte imponderabili. Popolare di Sondrio è stata tra le prime ad annunciare di non averne “di sorta verso gli istituti di credito americani coinvolti in processi di resolution” e di “trascurabili” per quanto riguarda le “posizioni dirette e indirette nei confronti di Credit Suisse“.  Nonostante il difficile contesto macro, la banca afferma che “la redditività dovrebbe ragionevolmente migliorare e mantenersi non inferiore a quanto previsto dal piano industriale approvato a giugno 2022, grazie all’ulteriore crescita del margine d’interesse e delle commissioni e all’attenta azione di contenimento dei costi“; al tempo stesso, “è previsto il mantenimento di un elevato livello di copertura dei crediti“. Norme e regole di autorità di vigilanza e supervisione han fatto sì che la situazione attuale del settore sia totalmente diversa da quella all’epoca della crisi subprime. Il vicino caso svizzero c’insegna che la prudenza – sotto forma di valutazione del rischio, distribuzione di utili, strutturazione delle passività, piani di risoluzione e quant’altro – non è mai troppa. Da qui la soluzione-lampo con UBS.

In Svizzera resta Solo UBS, SVB verso lo Spezzatino

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