27 Aprile 2023

Il Fondo Agricat non Traina la Gestione del Rischio Climatico, la Copertura non è ancora Sistemica

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Nel 2022 le aziende agricole italiane che hanno stipulato polizze contro fenomeni atmosferici avversi sono state circa l’11% del totale per un valore delle produzioni assicurate del 23%, con un forte squilibrio a favore del Nord.

La sempre maggiore frequenza di “eventi catastrofali” è destinata a pesare più sul bilancio pubblico per gli interventi di risarcimento. Dall’1 gennaio 2023, all’interno dell’ultima riforma della Politica agricola comune, è partita su richiesta italiana la sperimentazione di un prelievo del 3% sugli aiuti diretti per alimentare un fondo arrivato a 350 milioni di euro – battezzato Agricat e gestito da Ismea – che incentivi la corretta gestione del rischio nel settore primario. Il decreto approvato un paio di settimane fa ha stabilito che verranno risarciti i danni superiori al 20% della produzione alle 500mila imprese che hanno stipulato polizze danni, la copertura prevede tuttavia dei limiti di indennizzo e paga un 10% non del valore della produzione ma di un indice di costo approvato dal ministero dell’Agricoltura.

Finora questa prima bozza della copertura minima obbligatoria, sempre più necessaria alla luce della persistente incommensurabilità del cambiamento climatico e alimentata con una trattenuta e valida per ogni azienda percettrice di aiuti Pac iscritta al registro delle imprese, non ha però stimolato l’auspicata accensione di protezioni aggiuntive per cataclismi differenti da gelo, alluvioni e siccità. Tra cui i terremoti, o la stessa grandine. L’effetto trascinamento, verso la sottoscrizione di polizze sui danni complementari, non si è verificato. “Bisogna attendere che il Fondo cominci a dialogare con le compagnie assicurative, come avviene in Francia – dice il dg di Asnacodi Italia, Andrea Berti -, da noi solo il prossimo anno si potrà predisporre un effettivo piano del rischio e lanciare una campagna informativa per promuovere il sistema“.

Insomma, solo dalla maggiore consapevolezza del pericolo può derivare una corretta strategia della sua gestione in una logica di cooperazione pubblico/privato. In questi giorni Eiopa e Bce hanno pubblicato una nuova ricerca sui danni catastrofali, dopo le ultime pubblicate su PLTV e di cui si è discusso anche all’Italy Protection Forum 2023 di EMFgroup. Ebbene, in Ue risulta assicurato solo 1/4 delle perdite economiche dovute a catastrofi naturali collegate al clima, come alluvioni e incendi, e in l’Italia si scende addirittura sotto il 5%. Per il report il gap aumenterà di pari passo con la frequenza e la gravità degli eventi estremi e con il costo dei premi. Stato e assicurazioni sono dunque chiamati a cooperare per diffondere questo genere di polizze, con sconti e incentivi che velocizzino i tempi e aumentino le risorse per la ricostruzione, senza dimenticare la prevenzione.

In attesa di tali schemi di partenariato, il suggerimento alle compagnie è di incrementare catastrophe-bond e capital market union per distribuire maggiormente i rischi tra gli investitori. Le catastrofi naturali costituiscono, infatti, un pericolo sistemico per istituzioni finanziarie e mercati: i danni fisici possono ridurre valore di garanzie e collaterali, innescare un forte repricing dei prestiti e aumentare il rischio di credito delle banche. Secondo l’ultimo report Swiss Re, in Europa le perdite aggregate dirette provocate ai disastri naturali sono state pari a 487 miliardi tra il 1980 e il 2020: in uno scenario di riscaldamento globale di 1,5°C sono destinate a raddoppiare entro il 2050 e a triplicare entro la fine del secolo.

Italy Protection Forum- Speciale Vinitaly: Come funziona il Nuovo Fondo “AgriCat”a sostegno dei Rischi Agricoli

Da Vinitaly: Importanza della Gestione del Rischio in Agricoltura e la Propensione delle PMI ad Assicurarsi

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