16 Settembre 2024

Mutui, Tassi giù più del previsto: il Clou nel 4° trimestre, e il Variabile rifà capolino

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Guardate che “la Bce ha tagliato i tassi di interesse in modo più consistente rispetto alle previsioni, riducendo dello 0,6% il tasso per le operazioni di rifinanziamento“.

Se n’è accorto il presidente dell’ABI Antonio Patuelli, avvertendo dalle colonne del Sole tutti i media (che da giovedì scorso titolano sul -0,25% del tasso sui depositi) che in realtà, con quella sforbiciata, il tasso più importante per gli interessi di mutui e prestiti sarebbe calato, appena qualche giorno dopo, di ben 60 punti base. La corrispondente riduzione al 3,5% per i depositi, in verità, riduce i rendimenti per le banche.
L’aggiornamento del quadro normativo BCE – in vigore da mercoledì 18 settembre – deve aver preso in contropiede gli stessi ricercatori di mercato che da settimane anticipavano analisi e conteggi sui nuovi prezzi dei mutui fissi e variabili, in base al taglio di 25 centesimi sul costo del denaro. Tutto da rifare.

E’ vero che il valore massimo dell’Euribor a 3 mesi è sceso solo al 3,46% nei primi 11 giorni di settembre (54 punti base in meno dal picco del 4% di  ottobre 2023), ma nello stesso periodo l’indice Irs a 10 anni è crollato invece dal 3,52% al 2,45%, ben 107 pb rispetto agli 85 ridotti da dopodomani: se il mercato continuerà ad anticipare le mosse di Francoforte, già nel quarto e ultimo trimestre 2024 è dunque lecito aspettarsi un calo dei tassi (e una corrispondente ripresa dell’erogato, oltre che della domanda) molto più consistente dei vari calcoli pubblicati nell’ultimo periodo da organizzazioni e comparatori online, secondo cui a gennaio 2025 il risparmio medio – per i 3,3 milioni di clienti ancora col variabile (dati FABI) – avrebbe superato i 60 euro dagli attuali 20/30.

Nessun risparmio ovviamente, neanche dalle sforbiciate future, per la folla che continua a correre a sottoscrivere il fisso: è vero che resterà ancora a lungo più conveniente, ma la maggior parte dei rimborsi oggi non scende sotto i 20 anni, dunque non è detto che sul lungo termine il variabile rappresenti una scelta così sconsiderata. E’ possibile, anzi, che in futuro si assista a un’ondata di surroghe al contrario.
Mantenendo un ritmo stop-and-go, quindi proseguendo la Bce a tagliare lo 0,25% ogni due riunioni, già nel 2026 – con più di 100 pb in meno – la rata media di un variabile potrebbe scendere di oltre 200 euro al mese rispetto all’importo pagato adesso (cioè il 20% circa), arrivando a costare meno dell’attuale fisso. Certo anche gli interessi di quest’ultimo, nel frattempo, caleranno (per i nuovi mutuatari); ma non tanto quanto, ristabilendo dunque gradualmente lo scarto col variabile che da tempo si è ribaltato in maniera teoricamente anomala.

La richiesta retail c’è, e importante, tuttavia il business langue ancora: Crif rileva anche ad agosto un crescita, addirittura a doppia cifra, per i mutui immobiliari: +13,4% a/a, che diventa +6% nei primi 8 mesi dell’anno rispetto a quello scorso. Assistiamo per l’ennesima volta al gap tra domanda ed erogato effettivo perché, sempre nel weekend, l’associazione dei bancari ha diffuso il consueto bollettino mensile relativo ad agosto, da cui emerge come i prestiti ai privati restino in territorio negativo: 1.261 miliardi (-2% a/a), comunque in rallentamento dal -2,2% di luglio, quando quelli alle imprese erano diminuiti del 3,9% e alle famiglie dello 0,6%. Il tasso medio sui nuovi mutui ipotecari risulta invariato al 3,44% rispetto al mese precedente, quando aveva raggiunto il livello minimo da oltre un anno e mezzo a questa parte, mentre quello sui prestiti alle imprese – il mercato più difficile – è sceso finalmente al 5,27% al 5,07%.

Percentuali che – al netto di riprese inflazionistiche – sono destinate comunque solo a scendere, almeno nell’arco del prossimo biennio. Anche secondo il vice dg vicario dell’ABI, Gianfranco Torriero, in questo scenario c’è chi ricomincia a scommettere sui variabili.

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