25 Ottobre 2023

Polizze Vita: Crescita del 49% a livello Globale entro il 2030, e in Italia i Riscatti invertono Trend

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Secondo l’ultimo numero di ANIA Trends dei 58,4 miliardi di euro usciti dall’assicurativo nel primo semestre 2023 (+45,2% annuo), il 76% è rappresentato da riscatti e altri rimborsi: la percentuale di incassi delle polizze Vite prima della scadenza ha toccato a settembre il 7,6% e il 9,7% nel solo comparto bancassurance.

Liquidità ritirata nonostante le eventuali penali da disinvestimento anticipato e occorsa ai clienti per ridurre o saldare vecchi prestiti, e non contrarne di nuovi nell’attuale contesto di tassi elevati; ma in gran parte anche trasferita sui titoli di stato da parte di privati che hanno dunque mutato approccio e prodotto per l’amministrazione dei propri denari, diretta non più al risparmio ma all’investimento con la logica del rendimento più alto a breve termine: conti deposito e BTp raggiungono il 4%-5% di interesse, contro il 2% delle polizze Vita. I titoli governativi, d’altro canto, stanno provocando importanti minusvalenze sul portafoglio assicurativo: nel complesso il saldo a fine settembre è risultato negativo, per il sesto trimestre consecutivo, per oltre 47 miliardi a causa del comparto obbligazionario.

Eppure, il rapporto medio tra ammontare mensile dei riscatti e riserve matematiche – cresciuto costantemente dallo 0,47% del 2020 all’1,12% di marzo 2023 – a giugno è sceso allo 0,85%. Dinamica simile emerge in rapporto al volume dei premi contabilizzati: dal valore massimo del 103% toccato ad aprile, l’indicatore ha registrato valori più contenuti nei mesi successivi. Sul calo avrà certamente influito in qualche misura il felice esito del caso Eurovita (dove le polizze di ramo I ammontano a 8,2 mld di euro). Di più, per frenare ulteriormente l’emorragia, potranno fare: il Fondo Garanzia dei rami Vita promosso dal governo, ancora da definire esattamente nella sua operatività; e una consultazione pubblica IVASS, auspicata entro fine anno, che cambi le regole delle gestioni separate, specialmente riguardo l’uso del fondo utili e l’adeguamento delle garanzie ai trend di mercato. Per arginare la fase di turbolenza sarà però necessario anche recuperare la centralità del rapporto col cliente, troppo delegato all’online: il digitale può essere ottimo per numerosi servizi, ma non per tutti, soprattutto quelli dove il capitale in gioco è particolarmente cospicuo.

Ma la sfida più grande, per l’intero comparto Vita, arriverà a livello mondiale tra una ventina d’anni, quando il 40% degli asset globali in gestione si traferiranno ai beneficiari oggi ultra 65enni. Lo rivela il World Life Insurance Report 2023 del Capgemini Research Institute, anticipato da Plus24. A livello globale, si parla di un deflusso generazionale di 7.800 miliardi di dollari entro il 2040. Secondo la ricerca, l’invecchiamento della popolazione (in Italia la vita media attesa nel 2022 si è attestata a 82,6 anni) potrebbe però rivelarsi anche un’opportunità di business visto che la maggior parte degli attuali under e over 65 non ha ancora strutturato un piano finanziario di protezione previdenziale, sempre più indispensabile – specie nel nostro Paese – alla luce della progressiva erosione del welfare e della sanità pubblica. Le soluzioni individuate da Capgemini sono note: polizze sempre più taylor made e prodotti meno complessi e realmente innovativi nell’ecosistema instaurato con le strutture sanitarie, capaci di capire quali sono i vulnus da riempire nei bisogni presenti e futuri dei clienti, coinvolgendoli e rendendoli parte attiva della progettazione e pianificazione della loro vita. Facile a dirsi, forse un po’ meno a farsi senza idee davvero originali.

IA e tecnologie avanguardistiche nell’elaborazione dati promettono di dare un forte aiuto, già sul medio periodo, nella creazione di soluzioni da cui possano trarre effettivo beneficio sia la clientela che le compagnie assicurative. Anche perché, secondo la ricerca e sempre a livello globale, attualmente solo il 20% circa degli assicuratori ne è dotato o le sfrutta appieno. Tuttavia, non tutti i clienti sono uguali. Va considerata anche la discreta fetta di anziani benestanti, con grandi patrimoni, accumulati proprio per veder soddisfatte le loro richieste  da agenti e consulenti in termini di servizi moderni e di altissima qualità, per la salute come per la gestione della ricchezza: hanno in mano quasi il 40% della ricchezza globale e costituiranno il 20% del prossimo popolo “senior” che teme, a causa della scarsa fiducia, di vedere tradite le aspettative da “clausole” e condizioni non sempre chiare che ne pregiudichino l’efficienza. Insomma, non sono solo nubi all’orizzonte: se longevità e silver economy avanzano, il ramo Vita ha tutti i presupposti per mantenere un ruolo importante nel portafoglio delle assicurazioni. Lo stesso report Capgemini, diffuso dall’inserto del Sole24Ore, da infatti in crescita del 49% entro il 2030 le polizze Vita, a 4,2mila miliardi di dollari, mentre le polizze LTC addirittura dell’85,8% a 1,8 mila mld.

Del resto, tornando al recente report ANIA, anche i segnali attuali non sono tutti negativi: ad agosto la nuova produzione vita è cresciuta quasi del 9% annuo e i nuovi premi di ramo I afferenti a polizze individuali, che ne costituiscono il 77% del totale, sono stati pari a 3,2 mld (+28,1%). Includendo anche quelli periodici relativi a prodotti sottoscritti in anni precedenti, il volume dei premi contabilizzati è risultato, dopo due mesi consecutivi di variazione negativa, in aumento del 12% per un ammontare pari a 5,9 mld. Analizzando i prodotti commercializzati, crescono le forme pensionistiche (89 mln, +7,9%), i prodotti di puro rischio (52 mln, +18,9%), i contratti PIR (12 mln, +52,3%); calano i prodotti multiramo, esclusi quelli previdenziali (1,4 mld, -27,5%). E a far da paracadute resta comunque il buon Solvency ratio che, da giugno 2022 a giugno 2023, è passato da 2,30 a 2,43 per le imprese vita e da 2,79 a 2,84 per quelle miste.

Intesa Sanpaolo Vita: il Business Vita fra Opportunità ESG e il Valore della Consulenza. L’opinione di Maria Luisa Gota

 

 

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