19 Febbraio 2024

Polizze Catastrofali, entro Giugno il Decreto Attuativo sull’Obbligo per Imprese e Assicurazioni

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Le sciagure climatiche annoverate ogni anno e gli appelli a proteggersi volontariamente non hanno sortito effetto ma, nonostante l’urgenza economica e sociale dell’obbligo di copertura assicurativa delle imprese contro i danni catastrofali, l’eventualità di allungare i tempi della sua attuazione – spuntata fuori in emendamenti trasversali al Milleproroghe – non sarebbe dispiaciuta a entrambi i destinatari del provvedimento, aziende e compagnie assicurative, colte forse alla sprovvista dall’importanza (ma anche dalla genericità) di una norma comunque epocale, che spalanca un business inedito in Italia.

L’Italia ha un range di protection in questo campo tra il 2 e il 4% contro la media Ue del 25 e, per citare un altro dato tra i molti, nel 2023 secondo Legambiente ci sono stati 378 eventi estremi (+22% annuo). Tuttavia il rischio che il decreto attuativo facesse la stessa fine di quello della legge Gelli Bianco – dimenticato nel cassetto una volta approvata la norma generale – pare scongiurato: del resto è inutile appagarsi della forma, se poi non si scende alla sostanza. Nel frattempo però si avvicina la scadenza del 31 dicembre 2024, entro la quale le compagnie sono tenute ad attrezzarsi con prodotti adeguati e aggiornati agli schemi di assicurazione designati, e le aziende cercarsi un player con cui sottoscriverli e mettere a budget la nuova spesa.
Sono in ballo elementi essenziali ai fini della delimitazione oggettiva della copertura: dalle modalità di individuazione degli eventi calamitosi da includere nella polizza; all’importo dei premi, differenziato per tipologia di bene da proteggere e area geografica del Paese in cui è ubicato; fino alla convenzione tra Sace e Ania, riguardo le garanzie della riassicurazione pubblica di ultima istanza.

Se i beni da difendere appaiono definiti (terreni e fabbricati, impianti e macchinari produttivi, attrezzature industriali e commerciali), non si può dire altrettanto delle singole tipologie di calamità naturali identificate dal provvedimento: terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni non esauriscono il ventaglio di fenomeni meteo estremi capaci di pregiudicare l’attività e la sua continuità, saranno dunque necessarie estensioni integrative?
Le misure di prevenzione che nelle altre polizze danni riducono i premi, in ambito catastrofale hanno costi troppo elevati per le Pmi. Una certa flessibilità su massimali/franchige, e i soliti incentivi fiscali, sono altre due vie per calmierare il prezzo delle polizze, in aumento da qualche anno a fronte dell’esacerbarsi del cambiamento climatico. Ma un vero calo si avrebbe solo con la loro mutualizzazione, che paradossalmente – visti i tempi stretti – potrebbe innescare anche delle criticità pratiche se la maggioranza delle imprese attendesse fino all’ultimo per assicurarsi, aspettando una loro più ampia diffusione con l’idea di affrontare così una spesa minore. Gli andrebbe ricordato che l’assicurazione ha anche una funzione di investimento, garantendo continuità al giro d’affari e migliorando il rating di accesso a finanziamenti agevolati.

Sono tante le questioni da sciogliere e gli aspetti da valutare. Contando che Mef, Mimit e Ivass dovranno presumibilmente ascoltare anche le parti interessate prima di ogni decisione regolatoria, è possibile che prima di vedere nero su bianco le regole del gioco sia arrivata già l’estate. Due mesi sono quasi andati: l’impegno è di lasciarne almeno 6, dall’emanazione delle modalità operative, per dare il tempo a tutti i soggetti coinvolti di adeguarvisi.
Il tempo stringe e non ce n’è da perdere. Secondo un recente report S&P, più della metà dei 20 grandi riassicuratori mondiali ha ridotto l’esposizione ai rischi catastrofali nonostante l’aumento della domanda. Anche per questo disallineamento – secondo le elaborazioni del fondo Tenax Capital su dati Bloomberg, diffuse di recente dal Sole24Orenel 2023 cat bond e titoli insurance-linked hanno raggiunto il record storico di oltre 16 miliardi di dollari su un mercato totale da 40 e nel 2024 si attendono altri 20 mld di emissioni. Questo genere di obbligazioni, che incorporano i rischi di disastri climatici e li trasferiscono al mercato dei capitali, rappresenterebbe una delle migliori asset class di investimento e ad oggi costituisce circa 100 dei 600 mld di premi annuali emessi dal comparto riassicurativo. Anche questo è segno di una intensa rivisitazione in corso nel business, che segue dappresso il climate change.

Giuseppe Gionta (Acrisure Re): “Noi Broker, tra Riassicuratori e Cedenti per il Miglior Trattato”

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