27 Settembre 2021

L’ Ottovolante dell’Afghanistan. L’opinione di Piergiorgio Giuliani

di Piergiorgio Giuliani, vice direttore PLTV

La storia dell’uomo è da sempre segnata da guerre. Questo lo descrive già nel 1513 Niccolò Machiavelli nei  “Discorsi”:

“la natura ha creati gli uomini in modo, che possono desiderare ogni cosa, e non possono conseguire ogni cosa. Talché, essendo sempre maggiore il desiderio che la potenza dello acquistare, ne risulta la mala contentezza di quello che si possiede, e la poca soddisfazione d’esso.

Da questo nasce il variare della fortuna loro: perché, desiderando gli uomini, parte di avere più, parte temendo di non perdere lo acquistato, si viene alle inimicizie ed alla guerra.”

Le motivazioni sono sempre le stesse: denaro, potere, ambizione.

Ovviamente in un periodo storico connotato dal “politically correct”, anche le guerre devono essere ammantate da nobili ideali: pensiamo alla guerra, nel 2003, contro il demoniaco Saddam Hussein che voleva avvelenare l’aria del pianeta con armi chimiche e batteriologiche inimmaginabili, fortunatamente scoperte dagli Stati Uniti. Peccato che una volta finita la guerra si sia scoperto che queste armi di distruzione di massa non esistevano, con buona pace dei morti, ma almeno il controllo del petrolio era stato ottenuto.

Oppure alla guerra contro la Libia scatenata da Francia e Inghilterra col supporto degli Stati Uniti nel 2011, per proteggere la popolazione dall’esercito del tirannico Gheddafi, dove ovviamente il fatto che praticamente tutto il petrolio libico fosse appannaggio italiano lasciando, prima della guerra, i 3 paesi a bocca asciutta non c’entrava per nulla. E’ un fatto puramente casuale che adesso anche Francia e Inghilterra banchettino col petrolio libico.

Arriviamo all’Afghanistan. Trionfalmente, dopo vent’anni di occupazione, gli Stati Uniti hanno precipitosamente lasciato il territorio. Secondo le dichiarazioni a cui tutti crediamo, l’intervento era stato deciso per arginare il terrorismo dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York e per catturare Osama Bin Laden. Il Presidente Biden ha annunciato che essendo morto Bin Laden, l’intervento USA non era più necessario. Stranamente Bin Laden era stato ucciso 10 anni prima, ma si sa…le informazioni a volte viaggiano lentamente.

Comunque in pochi giorni i contingenti militari dei “politically correct” hanno lasciato l’Afghanistan, tanto i Talebani avevano rassicurato che non ci sarebbero state rappresaglie, che nessuno aveva nulla da temere e che le ragazze sarebbero tornate a scuola…e vissero tutti felici e contenti.

In ogni caso i nuovi governi di Iraq e Afghanistan sono dichiaratamente islamici e quello libico, ancora molto debole, è anch’esso a matrice islamica.

Torniamo all’Afghanistan…perché tanta attenzione prima dell’Unione Sovietica, poi degli Stati Uniti e adesso dei nuovi “tutori” del neonato stato che sono: Cina, Pakistan e Russia,  stati tutti confinanti (la Russia confina tramite sue ex Repubbliche Sovietiche)?

L’Afghanistan è grande più del doppio dell’Italia e abitata una popolazione che è poco più della metà della nostra, divisa in tribù spesso in competizione l’una con l’altra e con una vita media di poco meno di 50 anni.

All’apparenza nessuna attrattiva “economica” parrebbe giustificare tanta “attenzione” a questo Stato, a meno di non scavare in profondità. Non in senso metaforico, ma letterale!

Sotto l’Afghanistan vi sono tra i più grandi giacimenti inutilizzati di rame, terre rare e litio.

L’Afghanistan infatti conserva 60 milioni di tonnellate di rame, 2,2 miliardi di tonnellate di minerale di ferro, 1,4 milioni di tonnellate di terre rare come lantanio, cerio e neodimio, ma anche alluminio, oro, argento, zinco, mercurio e litio. È quanto stabilito dalle indagini aeree condotte dall’US Geological Survey. Il valore stimato, ai prezzi dello scorso anno è di oltre 1000 miliardi di dollari…ma i prezzi stanno aumentando enormemente: si tratta, infatti dei materiali necessari alla transizione energetica: rete elettrica, centraline di alimentazione, batterie e motori elettrici necessitano di questi materiali.

Sembra strano, quindi, che gli Stati Uniti abbiano lasciato tutto questo ben di Dio ad altri.

Forse non è proprio così: per estrarre questi materiali è necessario costruire impianti costosi ed infrastrutture e per far ciò serve un governo dell’Afghanistan forte e stabile, cosa che il governo finora sostenuto dagli Stati Uniti non era.

Quindi lasciamo il paese in mano ai “cattivi”, ma forti (e armati di tutte le armi fornite all’esercito dell’ex governo), mettiamoli sotto l’egida degli stati confinanti e stringiamo accordi commerciali. Con buona pace degli ideali.

Un’ultima notizia, apparentemente fuori da questo contesto: la Cina ha deciso di diventare uno dei più attivi produttori di auto elettriche. Mentre le auto di fascia medio/bassa verranno prodotte direttamente in territorio cinese, per quelle di alta gamma hanno deciso di produrle nella Motor Valley, la zona  delle supercar per eccellenza, nel modenese, vicino a Ferrari, Maserati, Lamborghini, De Tomaso, Dallara, Pagani, Ducati.

Il capitale sarà misto: cinese e statunitense…e il cerchio comincia a chiudersi.

Alla prossima.

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