13 Marzo 2023

Mutui e Prestiti, per l’Onda Lunga del 2022 non è ancora Tempo di Risacca

di Giuseppe Gaetano, chief editor

E’ dai primi di gennaio che PLTV indica le rinegoziazioni come via maestra sia per le banche, per evitare di trovarsi crediti incagliati nei bilanci, che per i mutuatari, per abbassare lo spread o rifugiarsi nel fisso come ultima spiaggia prima delle surroghe, che in teoria gli istituti possono sempre rifiutare.

Una possibilità che, secondo Plus24, non sta decollando però rispetto alle surroghe e alle rinegoziazioni tradizionali: tante richieste di informazioni da parte degli utenti, per poche pratiche effettive. Probabilmente a causa dei 3 criteri che riducono la platea di potenziali beneficiari, ma anche dell’allineamento tra variabile e fisso che rende difficile decidere. Sul tema si è espressa qualche giorno fa la stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, lasciando intendere che ai 50 punti base di rialzo del 16 marzo ne seguiranno con tutta probabilità altri 50 a maggio. All’appello di Lagarde – che nell’immediato ha sortito l’effetto di innalzare i futures sugli Euribor al 4% – ha risposto l’Abi ricordando che bisogna “bilanciare i due rischi che può correre la politica monetaria, fare troppo poco o fare troppo, oggi simmetrici. Occorre un approccio cauto – ha spiegato il dg, Giovanni Sabatini – basato su una attenta analisi dei dati e non troppo su modelli teorici che, nelle attuali circostanze fortemente dipendenti da fattori esogeni, potrebbero risultare non coerenti o addirittura controproducenti“.

Sabatini ha evidenziato gli strumenti già esistenti per venire incontro ai debitori in difficoltà: dalla già citata rinegoziazione obbligatoria alla portabilità dei mutui, fino al fondo di solidarietà prima casa che permette di sospendere il pagamento della rata fino a 18 mesi, in caso di perdita del lavoro o cassa integrazione. In realtà, le surroghe sono aumentate esponenzialmente già dall’ultimo trimestre 2022: un nuovo cliente non è facile da rifiutare, si sa. Una soluzione a cui si rivolge soprattutto chi non rientra nei 3 parametri (debito residuo sotto i 200mila euro, Isee non superiore a 35mila e zero ritardi nei pagamenti) indicati dalla Legge di Bilancio 2023 per la rinegoziazione obbligatoria. Niente che non sia stato già messo nero su bianco da altri report: “La grande maggioranza di chi richiede una surroga, siamo all’85% negli ultimi due mesi, volge verso il tasso fisso” rileva tra gli altri Mutuionline. Non perché in questo momento convenga particolarmente, ma per garantirsi dall’eventualità di una seconda ondata inflattiva, alimentata dalla spirale salariale.

Una prospettiva data per remota dagli analisti ma, in questa delicata fase congiunturale, i cittadini appaiono molto meno fiduciosi delle banche che – secondo l’EBA – stanno esibendo al contrario troppo ottimismo con accantonamenti insufficienti di fronte a uno scenario ancora volatile. Insomma le proiezioni sul futuro del mercato del credito italiano non sono completamente concordi, anche perché le performance variano a seconda del Paese e delle categorie di clienti e prodotti attenzionati. I mutui green ad alto loan-to-value, ad esempio, vanno in controtendenza: per l’Osservatorio di Qualis Credit Risk crescono e, negli ultimi 12 mesi, sono arrivati a sfiorare il 10% di tutte le erogazioni. Transizione ecologica e tecnologia climate friendly piacciono al pubblico: pure i green loans – i prestiti Esg – sono cresciuti di oltre il 54% in 5 anni, rileva Deloitte. Altro esempio di previsioni discordanti, proprio per quanto riguarda il mercato dei prestiti in generale: nonostante le confortanti previsioni di Abi e Crif sull’anno in corso, per Scope Rating il crescente costo del debito – combinato con standard di credito più severi – raffredderà i prestiti alle imprese mentre i costi di finanziamento degli istituti aumenteranno, a causa del riprezzamento dei depositi e del costo più elevato del debito wholesale.

A complicare la comprensione di dove e come sta andando il business ci si mettono pure i titoli fuorvianti di alcuni media: come si può scrivere di “frenata” generale dei finanziamenti quando le ultime pubblicazioni statistiche di Bankitalia hanno tutte il segno +? Sia pure con percentuali lievemente minori, le erogazioni a famiglie e imprese continuano a crescere sia su base annua che mensile, e il loro livello complessivo resta vicino al top degli ultimi 8 anni. Lo stesso i depositi: se basta un -0,7% mensile per far parlare alcuni giornali di “crollo”, siamo al corto circuito informativo. Forse l’onda lunga dell’ottimo andamento del 2022, sebbene “drogato” dai bonus statali, è semplicemente ancora molto alta per lasciar intravedere risacche.

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