8 Febbraio 2023

Credito, Segnali discordanti all’Orizzonte: il Punto sul Mercato

di Giuseppe Gaetano, chief editor

A metà marzo è atteso un altro 0,50% di rialzo i tassi di interesse da parte della Bce, che ha già portato al sorpasso degli Euribor sugli Eurirs per le scadenze a 30 anni e, al momento, non si prevede che Francoforte inizi a tagliare il costo del denaro prima del 2024.

Si è trattato del sesto rialzo consecutivo della serie cominciata nel 2022 e ha già mostrato dei tangibili effetti sui prestiti: dopo anni di crescita, a dicembre hanno segnato la flessione mensile più incisiva di sempre; di contro il costo medio del credito segnano una brusca impennata, a causa di una maggiore percezione del rischio. Termini e condizioni generali delle erogazioni sono stati inaspriti, in particolare quelle alle imprese “energivore” e finalizzate alla compravendita immobiliare, anche riducendo l’ammontare del prestito concesso. Pure la qualità del credito segna un’inversione di tendenza. Secondo il recente outlook 2022-24 Abi-Cerved, nel 2022 il tasso di deterioramento delle aziende italiane è salito al 2,3% dal 2% del 2021 e – se finora non ha esercitato impatti rilevanti sul business – a fine 2023 i contratti in default potrebbero arrivare al 3,8% a causa del fuoco incrociato di caro energia, prezzi delle materie prime e il venir meno dei sostegni del periodo Covid; per scendere poi al 3,4 nel 2024.

Il report include nelle sofferenze anche i crediti classificati dagli istituti come scaduti o probabili inadempienze. La percentuale resta comunque distante dal picco critico del 7,5% toccato durante la crisi sovrana del 2012, e il mercato appare in grado di gestire i volumi complessivi di Npl. Difficilmente, per il comparto costruzioni, il Pnrr riuscirà a sostituire l’effetto benefico dei vari bonus edilizi. Certo il progressivo aumento dei tassi d’interesse rende sconveniente il mutuo, con conseguenze che iniziano a impattare sul mercato immobiliare. Anche perché le case non scendono di prezzo. Per chi rimborsa un mutuo variabile – che nell’ultimo anno può aver visto aumenti della rata tra il 40 e il 50%, specie se ha ancora tanti anni davanti – l’opzione rinegoziazione/surroga a tasso fisso avrebbe senso non solo in caso di brevi durate residue, visto che  alcuni analisti già preannunciano una seconda ondata inflattiva il prossimo autunno/inverno, col ritorno del problema degli approvvigionamenti di gas.

Sono 3,5 milioni le famiglie italiane con un mutuo, su un totale di 6,8 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento, tra credito al consumo e prestiti personali. Negli ultimi 12 mesi, in Italia, circa il 65% dei nuovi mutui – che rappresentano la maggior parte del totale del credito erogato – sono stati stipulati a tasso variabile: per questi l’ultimo dossier Fabi rileva interessi aumentati del 24%, e addirittura del 43% per quelli accesi prima dell’ondata di rialzi della Bce. Per i nuovi a tasso fisso invece, nell’ultimo anno gli interessi sono quasi raddoppiati. In denaro, per un mutuo da 200mila euro – con tasso al 3,9% e durata di 25 anni – la rata mensile ha raggiunto i 1.056 euro. E’ solo una delle varie simulazioni effettuate a gennaio dalla Fabi, ma non ci sono solo i mutui: anche l’interesse medio sui prestiti è cresciuto dall’8,1% al 10,9 di gennaio 2023.

Sempre a gennaio Bankitalia ha confermato che, nel quarto trimestre 2022, la domanda di prestiti da parte delle famiglie è diminuita sia per i mutui che per il credito al consumo e nel trimestre in corso si ridurrebbe ulteriormente, mentre le richieste di finanziamento delle imprese (-5,7% annuo nel 2022, secondo CRIF) resterebbero stabili, con quelle per soddisfare il fabbisogno di capitale circolante a compensare quelle con finalità di investimento. Sempre secondo CRIF, nel 2022 ad essere più prudenti sono state soprattutto le ditte individuali (-12%), sebbene cresca il valore dell’importo medio richiesto. Servizi, commercio, costruzioni e infrastrutture e manifatturiero i settori, nell’ordine, coi volumi più elevati. Le condizioni di accesso delle banche al finanziamento sono peggiorate, soprattutto per i depositi a medio-lungo termine e gli intermediari si attendono che il momento no si estenda adesso a quelli a breve termine.

Oltre ai tassi, sul futuro costo del credito – che ha appena iniziato a riflettersi sui volumi complessivi – aleggia in generale anche l’avvio del quantitative tightening dei titoli di Stato detenuti dall’Eurosistema e la restituzione accelerata dei prestiti a tassi agevolati TLTRO: resi sconvenienti dalla Bce, negli ultimi mesi ne è stata restituita quasi la metà dei complessivi 2.200 miliardi. Il declino delle riserve di liquidità in eccesso, e l’interesse delle banche negli investimenti in Btp, si tradurrà in meno erogato all’economia reale? La situazione nell’area euro non è tuttavia uniforme, la stretta all’espansione dei prestiti, anche alle imprese, appare più decisa in Germania e Italia, mentre nel 2023 la Francia dovrebbe soffrire di meno. Per alcuni esperti tutte queste tessere messe insieme cominceranno a formare un mosaico più netto nei prossimi mesi e forse c’è troppo ottimismo sulla previsione che la recessione sia di lieve entità: in realtà, staremmo solo all’inizio di una stretta al credito in tutta l’Ue.

I segnali appaiono discordanti. Per ora, grazie al margine di interesse che compenserà le commissioni, le banche hanno contato utili annui praticamente doppi. Lo stesso governatore Ignazio Visco, in occasione del 29esimo Assiom Forex, ne ha evidenziato la ripresa della redditività, che dovrebbe restare positiva almeno per tutto il 2024. Non si segnalano tensioni neanche nei prestiti che durante la pandemia hanno usufruito della garanzia statale, il debito delle imprese si è ridimensionato e dunque non è attesa un’ondata di insolvenze. D’altro lato le banche hanno ridotto gli Npl irrobustendo il patrimonio, e gli azionisti iniziano a raccogliere qualche frutto dagli investimenti. Rimane comunque l’urgenza di una ristrutturazione dei crediti e di interventi a tutela della sostenibilità del debito delle imprese, al di là della loro attuale capacità di rimborso.

https://www.pltv.it/news/consulenza_creditizia/mutui-il-rifugio-nel-tasso-fisso-non-e-detto-che-premi

 

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